Fiscal cliff Usa, Obama prepara il piano B: “O accordo o si vota”

Pubblicato il 28 Dicembre 2012 - 23:00| Aggiornato il 29 Dicembre 2012 OLTRE 6 MESI FA
Il presidente americano, Barack Obama (Foto Lapresse)

NEW YORK – Se non ci sarà un accordo bipartisan su come evitare il fiscal cliff Barack Obama sfiderà il Congresso e chiederà un voto sul suo piano, cioè più tasse per i ricchi. E ognuno si prenderà le proprie responsabilità di fronte agli americani e al mondo. Questo l’ultimatum del presidente americano che, intanto, prepara il piano B:  in caso di mancato accordo sul ‘fiscal cliff’ i democratici sono pronti a presentare al Congresso americano, per farlo votare lunedi’, un testo di legge che evita un aumento delle tasse per le famiglie con un reddito fino ai 250.000 dollari l’anno.

A due giorni dall’incubo del “precipizio fiscale” (tra nuove tasse e tagli alla spesa pubblica) le chance di un compromesso per fermare l’aumento automatico di tasse e tagli alla spesa appaiono sempre meno.

Il presidente, però, insiste sulla linea dura: più tasse per i ricchi e misure di protezione per le famiglie della classe media. E ai leader di Camera e Senato ricevuti alla Casa Bianca lancia un ultimatum: senza un accordo bipartisan sul suo piano è pronto ad andare avanti e a chiedere il voto del Congresso.

”La gente normale non capisce quello che sta acadendo a Washington e sta perdendo la pazienza”, ha detto visibilmente irritato in una dichiarazione rilasciata in diretta Tv, in cui comunque ha professato un ”moderato ottimismo”.

Un messaggio rassicurante arriva da Standard&Poor’s: nonostante l’impasse sul fiscal cliff, l’agenzia di rating non pensa ad un ulteriore declassamento del debito americano, con gli Stati Uniti che nell’estate 2011 persero la prestigiosa ‘tripla A’.

Il messaggio di Obama, dunque, è chiaro. Nessuna nuova proposta. Obama ha solo ribadito con forza la sua volontà di abolire le agevolazioni per coloro che guadagnano oltre i 250.000 dollari l’anno, affermando che senza un acordo su questo toccherà alla controparte avanzare una controproposta seria.

Il debito pubblico il 31 dicembre raggiungerà il tetto fissato di 16.400 miliardi di dollari, mettendo il Paese a rischio default. Siamo dunque alle ultime chance per evitare quella che in molti hanno definito una catastrofe, con gli aumenti automatici di tasse e riduzioni di spesa che finirebbero inevitabilmente per provocare una brusca frenata di un’economia americana ancora in fase di incerta ripresa, dopo la durissima crisi degli ultimi anni.

E con le famiglie che si troverebbero a pagare nel 2013 in media 2.000 dollari in più di tasse. Lo spettro della ‘double-dip recession‘, una seconda recessione a distanza di breve tempo, preoccupa non solo Washington, ma anche il Vecchio Continente e i Paesi emergenti, che temono pesanti ripercussioni anche sulle proprie economie.