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Foreign fighters italiani in Ucraina: i combattenti in Donbass, dall’estrema destra all’estrema sinistra

di Redazione Blitz |1 Marzo 2022 15:56

Foreign fighters italiani in Ucraina: i combattenti in Donbass, dall'estrema destra all'estrema sinistra (Foto Ansa)

Anche la guerra in Ucraina ha i propri foreign fighters, compresi alcuni italiani: di estrema destra o sinistra, dove le ideologie si confondono e si assomigliano, in tutto sarebbero sarebbero 17mila, provenienti da cinquanta Paesi, scrive il Corriere della Sera. Tra loro anche una sessantina di italiani che combattono sul fronte del Donbass, per o contro l’indipendenza della autoproclamate Repubbliche di Lugansk e Donetsk. 

Foreign fighters italiani in Ucraina

“L’Ucraina come Stato unitario cesserà di esistere, ha venduto l’anima al diavolo”, ha scritto uno di loro su una pagina Facebook intitolata alla Russia. L’uomo, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, nel 2014 venne accolto con entusiasmo dal governatore dell’autoproclamata Repubblica autonoma di Donetsk. 

Foreign fighters italiani in Donbass vicini a Forza Nuova e Lealtà e Azione

Tra gli estremisti di destra italiani presenti in Donbass ci sarebbero anche persone vicine a Lealtà e Azione, a Forza nuova e a formazioni naziskin, così come emerso nei primi due processi imbastiti a carico di reclutatori e mercenari a Genova e a Messina, scrive il Corriere della Sera. 

“Per noi e i ragazzi europei il Donbass può rappresentare ciò che era la Fiume del Novecento”, avrebbe detto in una intercettazione riportata dal Corriere della Sera uno di loro, politologo e saggista ritenuto vicino al filosofo antimodernista Alexandr Dugin, scrive il Corriere della Sera.

Foreign fighters italiani in Ucraina: il ‘Comitato per il Donbass antinazista”

Ma c’è poi anche la parte di foreign fighters di estrema sinistra, come quelli del ‘Comitato per il Donbass antinazista’, basato nel quartiere San Lorenzo di Roma. Fronti diversi, ma spesso più simili di quanto si pensi. 

I timori dell’Antiterrorismo italiano

Il timore, per l’Antiterrorismo italiano, è che al rientro in patria questi combattenti possano “rientrare come terroristi capaci di compiere attentati e soprattutto di diventare ‘cattivi maestri’ per tanti giovani”.

 

 

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