Genocidio armeno riconosciuto dal Congresso Usa. Ira della Turchia: convocato l'ambasciatore americano Genocidio armeno riconosciuto dal Congresso Usa. Ira della Turchia: convocato l'ambasciatore americano

Genocidio armeno riconosciuto dal Congresso Usa. Ira della Turchia: convocato l’ambasciatore americano

Genocidio armeno riconosciuto dal Congresso Usa. Ira della Turchia: convocato l'ambasciatore americano
Il ministro degli Esteri turco (Foto Ansa)

WASHINGTON  –  Il Congresso degli Stati Uniti sfida la Turchia dopo l’offensiva di Ankara nel nord della Siria. La Camera dei rappresentanti ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione che riconosce il genocidio armeno ed un’altra che chiede al presidente, Donald Trump, di imporre sanzioni e altre restrizioni alla Turchia e ai suoi dirigenti. Ankara ha “rifiutato” la risoluzione, bollandola come una “decisione ad uso interno”, e ha convocato l’ambasciatore americano. 

La Camera Usa ha riconosciuto formalmente il “genocidio armeno” con una maggioranza schiacciante (405 sì su 435 voti, di cui 11 contrari). Il testo, non vincolante, invita a “commemorare il genocidio armeno” e a “rifiutare i tentativi di associare il governo americano alla sua negazione”, nonché a educare sulla vicenda. Adesso sul testo dovrà pronunciarsi il Senato. 

“E’ un passo politico insignificante – ha detto il ministro degli Esteri di Ankara Mevlut Cavusoglu – indirizzato solo alla lobby armena e ai gruppi anti-Turchia”. Il capo della diplomazia turco ha condannato fortemente anche la risoluzione sulle sanzioni, sottolineando che la decisione non è consona all’alleanza Nato tra i due Paesi e all’accordo tra Usa e Ankara sulla tregua in Siria, e ha ammonito Washington a prendere misure per evitare passi che danneggino ulteriormente le relazioni bilaterali.

Convocato l’ambasciatore Usa ad Ankara

Intanto l’ambasciatore statunitense ad Ankara, David Satterfield, è stato convocato al ministero degli Esteri turco. La convocazione è stata decisa per denunciare la “risoluzione priva di qualsiasi base storica o legale” sul “genocidio armeno” e un’altra proposta di legge che chiede al presidente Trump di sanzionare la Turchia a seguito della sua offensiva militare in Siria.

Yerevan festeggia

Di segno comprensibilmente opposto la reazione di Yerevan. Il premier armeno Nikol Pashinyan ha definito “storico” il riconoscimento formale da parte della Camera Usa del genocidio armeno. “Accolgo positivamente lo storico voto del Congresso Usa sul riconoscimento del genocidio armeno”, compiuto dall’Impero Ottomano durante la prima guerra mondiale, ha detto Pashinyan, che ha definito l’approvazione del documento “un chiaro passo verso il ristabilimento della giustizia storica che conforterà milioni di discendenti dei sopravvissuti al genocidio”.  

Il genocidio armeno

Il genocidio armeno è stato riconosciuto da una trentina di Paesi, tra cui l’Italia. Secondo le stime, tra 1,2 e 1,5 milioni di armeni sono stati uccisi durante la prima guerra mondiale, nel biennio 1915-1916, dalle truppe dell’impero ottomano, all’epoca alleato di Germania e Regno austro-ungarico. Ma Ankara rifiuta il termine genocidio sostenendo che vi furono massacri reciproci sullo sfondo di una guerra civile e di una carestia che fecero migliaia di morti da entrambe le parti.

Nell’aprile 2017, pochi mesi dopo il proprio insediamento alla Casa Bianca, Trump aveva definito il massacro degli armeni nel 2015 “una delle peggiori atrocità di massa del XX secolo”, senza però usare il termine genocidio. Questo bastò comunque a suscitare l’ira della Turchia. Barack Obama, prima di essere eletto nel 2008, si era impegnato ad riconoscere il genocidio armeno ma non lo fece.

Il doppio schiaffo arriva dopo che Trump ha ritirato le truppe americane dalla Siria abbandonando gli alleati curdi all’offensiva turca. Incalzato dal Congresso, il tycoon ha imposto alcune sanzioni modeste, revocandole non appena è stata annunciata la tregua. Ma Capitol Hill è ancora irritata, in un raro momento di unità bipartisan sullo sfondo della battaglia per l’impeachment. (Fonti: Ansa, Agi)

 

 

 

 

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