Giappone: premier visita il santuario della pace, Cina e Usa insorgono

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Dicembre 2013 - 15:29 OLTRE 6 MESI FA
Giappone: premier visita il santuario della pace, Cina e Usa insorgono

Il santuario Yasukuni Shrine

ROMA – Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha visitato nella giornata di giovedì lo Yasukuni Shrine, il santuario della pace nazionale dedicato alle anime dei soldati che morirono combattendo al servizio dell’Imperatore. La mossa ha immediatamente innescato le reazioni di Cina e Corea del Sud che considerano Yasukuni un simbolo dell’aggressione militarista nipponica. Nella polemica sono intervenuti anche gli Stati Uniti. Pechino, che ha convocato l’ambasciatore di Tokyo, ha definito la visita del primo ministro giapponese “assolutamente inaccettabile per il popolo cinese”.

Il Giappone, ha detto il Direttore generale degli Affari asiatici del ministero cinese degli Esteri, Luo Zhaohui, dovrà “sopportarne le conseguenze”. “L’essenza delle visite dei funzionari giapponesi al tempio Yasukuni è di glorificare la storia dell’aggressione militarista e della dominazione coloniale del Giappone”, ha aggiunto il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, sottolineando che questa è stata la prima visita di un capo di governo giapponese dal 2006, e questo “crea un nuovo significativo ostacolo ai rapporti bilaterali” con la Cina. Sulla stessa linea le autorità sudcoreane, che hanno espresso “rammarico e rabbia” per la decisione del premier giapponese, definita “anacronistica”.

Nella polemica non hanno mancato di intervenire gli Stati Uniti, tramite l’ambasciata Usa a Tokyo, secondo cui la visita di Shinzo Abe al Santuario “esaspera le tensioni” con i paesi limitrofi. Dal canto suo, il premier giapponese si è affrettato a rispondere che la sua visita non voleva essere altro che un atto simbolico contro la guerra, non finalizzato a provocare Cina e Corea del Sud. “Ho scelto questo giorno per celebrare il mio primo anno in carica e per affermare che il popolo non dovrà più soffrire a causa della guerra”, ha detto Abe, assicurando che la sua decisione “non voleva ferire i cinesi e i sudcoreani”. Nessun capo di governo giapponese aveva fatto visita al Santuario a Tokyo da quella del 15 agosto 2006 di Junichiro Koizumi, cioè dal giorno dell’anniversario della resa del Giappone alla fine della Seconda Guerra mondiale.

Il santuario scintoista situato nel cuore della capitale rende omaggio alle anime di 2,5 milioni di soldati morti per il Giappone. Parte delle polemiche dipende dal fatto che furono nel 1978 furono registrati nell’elenco dei caduti anche i nomi di 14 criminali di guerra condannati. E tra questi figura anche il nome del generale Hideki Tojo, primo ministro giapponese durante l’attacco a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941.