Giappone, stop all’export cinese di minerali per l’hi tech: forse un ricatto soft

Pubblicato il 24 Settembre 2010 - 08:44 OLTRE 6 MESI FA

Il governo giapponese ha annunciato l’avvio di indagini sull’ipotesi di blocco da parte di Pechino dell’export verso il Sol Levante delle cosiddette ‘terre rare’, i minerali usati nell’hi-tech.E poche ore dopo l’ufficio distrettuale della Procura di Naha, a Okinawa, ha annunciato a sorpresa la liberazione dopo 16 giorni di carcere, del capitano del peschereccio cinese arrestato l’8 settembre, all’indomani della collisione con due motovedette giapponesi al largo di Senkaku, isole nel mar Cinese orientale sotto controllo di Tokyo, ma rivendicate da Cina e Taiwan.

Riguardo al blocco dell’export, il ministero del Commercio cinese aveva negato una sorta di embargo commerciale, ma Akihiro Ohata, neo ministro di Tokyo dell’Economia, del Commercio e dell’Industria, ha spiegato oggi che ”le società di trading hanno ricevuto informazioni che la Cina ha bloccato le quote di esportazione”.

I timori della sospensione di forniture di minerali di terre rare, utilizzati nella fabbricazione di dispositivi hi-tech come telefoni cellulari e macchinari ad alta precisione, avevano dato una spinta ai prezzi delle materie prime. La Cina produce il 97% delle terre rare del mondo, mentre il Giappone dipende al 90% da Pechino per le importazioni di minerali preziosi.

Ohata ha anche osservato di aver ricevuto solo informazioni frammentarie da parte delle società di trading, motivando ”a maggior ragine” l’avvio di un’indagine. ”Lo sdoganamento di terre rare è in ritardo da martedì”, ha riferito al quotidiano Nikkei un funzionario della Sojitz, società che tratta grandi quantitativi di minerali. ”Manca – ha aggiunto – la conferma ufficiale sul divieto di export”.