Hamas-al Fatah: scontro sul nuovo premier

GERUSALEMME – Parte male la riconciliazione tra Hamas e Al Fatah, festosamente proclamata il mese scorso al Cairo. Alla vigilia della seduta in cui nella capitale egiziana le due maggiori fazioni palestinesi dovranno cercare di scegliere i membri del costituendo governo provvisorio di un anno, e' sulla nomina del prossimo premier che si delinea uno scontro aperto.

Hamas ha infatti opposto un netto rifiuto al premier uscente Salam Fayyad, scelto dal Comitato Centrale del Fatah come suo candidato a guidare il prossimo governo. Fayyad, pur essendo politicamente indipendente, è ritenuto persona vicina al presidente Abu Mazen (Mahmud Abbas) e personalità moderata sicuramente gradita all' Occidente e allo stesso Israele.

La risposta di Hamas e' stata seccamente negativa. Hamas, che ha il potere di fatto nella striscia di Gaza, ha detto che ''non concedera' a Fayyad la fiducia per guidare il governo di unita' nazionale''. Questa posizione del movimento islamico, ha detto il suo portavoce Sami Abu Zuhri, era stata espressa al Fatah gia' nell' ultima riunione delle due fazioni, lo scorso maggio.

L'ufficio di Fayyad ha scelto di non replicare alla presa di posizione di Hamas, mentre fonti vicine al presidente Abu Mazen hanno detto di sperare che il rifiuto di Hamas non sia definitivo. Hamas non ha presentato, finora, un suo candidato anche se ha fato circolare alcuni nomi di personalità gradite.

Le due fazioni sono state ai ferri corti sin dalla vittoria di Hamas nelle elezioni del 2006. Il movimento islamico nel 2007 aveva poi preso il potere con la forza nella striscia di Gaza nel giugno del 2007, estromettendo da tutte le posizioni di potere i sostenitori del Fatah in questo territorio.

Solo lo scorso maggio, dopo ripetuti tentativi di mediazione di paesi arabi, soprattutto dell'Egitto, Hamas – forse sotto la spinta dei sanguinosi eventi in corso in Siria, dove si trovava il suo ufficio politico – aveva inaspettatamente annunciato la sua adesione all'accordo di riconciliazione che aveva proposto l' Egitto diversi mesi prima e che Al Fatah aveva gia' accettato. Una riconciliazione pero' che molti ritengono solo provvisoria e di facciata.

L'accordo stabilisce la costituzione di un governo provvisorio di personalita' indipendenti e di tecnocrati, col compito precipuo di preparare le elezioni palestinesi da indire tra un anno per il rinnovo del Consiglio legislativo (il parlamento dell'Autorita' nazionale palestinese) e la scelta di un nuovo presidente.

La ricomposizione dell'unita' palestinese – anche se solo di facciata – è ritenuta da Abu Mazen un passo essenziale in vista della sua proclamata intenzione di chiedere all'Assemblea Generale dell' Onu, a settembre, il riconoscimento di uno stato palestinese in Cisgiordania e Gaza. Passo avversato da Israele, dagli Usa e da almeno una parte dell'Occidente, nella convinzione che uno stato palestinese potra' nascere solo come risultato di un negoziato di pace con Israele.

Nel Fatah, intanto – cosi' afferma la stampa palestinese interna – c'è grande fermento in seguito alla decisione, presa la scorsa notte, dal suo Comitato centrale di sospendere l'ex uomo forte Mohammed Dahlan. Su di lui – che nei giorni scorsi ha pubblicamente attaccato il presidente Abu Mazen – gravano fra l'altro sospetti di corruzione. In passato, è stato accusato dai vertici dell'Anp di aver complottato per abbattere il regime di Abu Mazen. Da parte sua, Dahlan ha replicato su You Tube che si tratta di accuse infondate e ha polemicamente aggiunto che ''Abu Mazen si crede ormai il Padreterno''.

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