Honduras/ Falliti i negoziati, salgono tensione e rischio di guerra civile se Zelaya tenta ancora il rientro

Pubblicato il 20 Luglio 2009 - 10:57 OLTRE 6 MESI FA

Alta tensione in Honduras, e rischio di guerra civile, dopo il fallimento dei negoziati che avrebbero dovuto risolvere la crisi politica scoppiata dopo che il 28 giugno il presidente Manuel Zelaya è stato estromesso dai militari e sostituito con Roberto Micheletti con il consenso della Corte Suprema, a quanto riferisce la Reuters.

Zelaya ha dichiarato che un movimento di resistenza è in fase di organizzazione per sostenere il suo ”imminente” ritorno, mentre il governo ad interim di Tegucigalpa ha minacciato di ripremere con decisione eventuali disordini. Allo stato delle cose, gli osservatori temono un ripetersi delle proteste e degli scontri avvenuti all’aeroporto della capitale quando Zelaya ha cercato di tornare il 5 luglio. Nelle violenze un giovane è rimasto ucciso.

”Non ho dubbi che la rottura del negoziato aumenterà sensibilmente la tensione, ed e’ praticamente inevitabile che vi saranno altre violenze se Zelaya cercherà ancora una volta di tornare in patria”, ha dichiarato Efrain Diaz, analista politico presso il Center for Human Development, una organizzazione indipendente honduregna.

I negoziati si sono interrotti nella notte tra domenica e lunedi quando la delegazione del governo ad interim ha detto al mediatore, il presidente costaricano Oscar Arias, che la sua proposta di reintegrare Zelaya nelle sue funzioni presidenziali è  ”inaccettabile”.

L’estromissione di Zelaya nasce dalla sua intenzione di convocare un referendum per estendere il suo mandato, che scade nel 2010. Contraria all’iniziativa, la  Corte Suprema honduregna ha dato il via libera ai militari che hanno rimosso il presidente affermando di aver agito secondo la costituzione.

Inoltre i militari accusano Zelaya di mirare all’instaurazione in Honduras di un regime di tipo socialista analogo a quello di Hugo Chavez in Venezuela. Chavez ha ripetutamente dichiarato che farà di tutto perchè il suo amico Zelaya torni al suo posto.

Gli Stati Uniti sono preoccupati dalla piega che possono prendere gli eventi nel loro ”giardino di casa” (così definiscono l’America Latina), e il portavoce del Dipartimento di Stato, P.J. Crowley, aveva esortato tutti i leader latinoamericani a sostenere le trattative in Costa Rica. ”Nessun Paese della regione dovrebbe appoggiare azioni che potrebbero incoraggiare l’insorgere della violenza in Honduras o nei paesi vicini”, ha ammomito Crowley.

Crowley si è evidentemene riferito al vulcanico e imprevedibile Chavez, che ha anch’egli paventato una guerra civile se a Zelaya non sarà consentito di tornare in carica. ”Nelle prossime ore”, ha detto Chavez venerdi, ”Zelaya rientrerà nel suo Paese e vedremo cosa potranno fare i gorilla di Micheletti per fermarlo”.