Honduras, vince Lobo. Zelaya: “È una farsa”

Porfirio Lobo

Il conservatore Porfirio ‘Pepe’ Lobo ha  vinto le elezioni presidenziali post-golpe in Honduras.

Lobo, che nel voto del 2005 era stato battuto di misura dal deposto capo di stato Manuel Zelaya, ha il 55,9 per cento delle preferenze con il 60 per cento delle schede già scrutinate.

Il rivale Elvin Santos, che ha il 30 per cento dei voti, ha riconosciuto la sconfitta. La legittimità del voto, però, è stata contestata sia dal presidente deposto dal colpo di Stato del 28 giugno, Manuel Zelaya, sia dal Brasile e da altri paesi latinoamericani.

Lobo, 61 anni, ricco imprenditore agricolo, aveva già partecipato alle elezioni presidenziali nel 2005, quando venne battuto di misura (con uno scarto del 3,7%) proprio da Zelaya. In quell’occasione, basò la sua campagna elettorale sulla sicurezza, senza escludere la pena di morte contro i delinquenti.

Negli ultimi giorni, Lobo ha detto di puntare soprattutto allo sviluppo e alla creazione di posti di lavoro. Le elezioni di ieri si sono svolte cinque mesi dopo il golpe, in un clima di tensione, con circa 30 mila uomini, tra soldati e polizia, a presidiare Tegucigalpa e le altre città del paese centroamericano, uno dei più poveri dell’America Latina.

Il voto ha spaccato in due il continente americano: Washington e altri paesi (tra i quali Perù e Costa Rica) sostengono che le elezioni sono state il primo passo per poter chiudere la crisi politica-istituzionale del paese. Ma altri stati del continente, in primo luogo il Brasile di Lula, ma anche l’Argentina e il Venezuela, contestano tale interpretazione, e sostengono che accettare quanto accaduto con il golpe, e con la nascita del governo de facto di Roberto Micheletti, vorrebbe dire indebolire la democrazie e dare via libera alla legittimazione di altri colpi di Stato in America Latina.

Non a caso, Lobo ha già fatto sapere che «la prima porta» alla quale intende bussare affinchè la comunità torni a dialogare con l’Honduras del post-golpe è proprio quella di Brasilia. I primi riflessi internazionali del voto di Tegucigalpa sono giunti nelle ultime ore al vertice iberoamericano ad Estoril, in Portogallo, dove il ministro degli esteri del governo deposto di Zelaya, Patricia Rodas, ha chiesto al mondo di non riconoscere le elezioni del suo paese.

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