India, governo travolto dalle tangenti: ministri dimissionari e premier nella bufera

Il primo ministro indiano Singh

Uno tsunami giudiziario si è abbattuto sul governo indiano, “decimato” dalla corruzione dilagante che ha costretto alle dimissioni molti ministri. Una tempesta che ora rischia di minacciare anche la leadership del premier Manmohan Singh. La delicata situazione del governo asiatico è stata descritta da Marco Masciaga in un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore.

Secondo Masciaga lo “spartiacque” è stata la visita del presidente americano Barack Obama: dopo, ha scritto il giornalista, “è stato il diluvio”. Per Masciaga “quella iniziata poche ore dopo la partenza di Obama forse non può ancora essere definita una tangentopoli di proporzioni subcontinentali. Ma poco ci manca”.

Poi il giornalista è partito con la rassegna dei nomi: “Il primo a dare le dimissioni è stato Suresh Kalmadi, l’organizzatore dei Commonwealth Games di ottobre, accusato di corruzione nell’assegnazione di decine di appalti poi eseguiti in maniera disastrosa. Quindi è toccato ad Ashok Chavan, il potente chief minister del Maharashtra, al centro di uno scandalo immobiliare che ha visto politici, burocrati ed ex-generali accaparrarsi gli appartamenti di un palazzo di Mumbai costruito per le vedove della guerra del Kargil. L’ultimo (per adesso) a fare le valigie è stato il ministro delle Telecomunicazioni Andimuthu Raja, fortemente sospettato di avere svenduto alcune ambitissime licenze di telefonia mobile, arrecando danni per decine di miliardi di dollari allo stato”.

Nonostante quello delle tangenti non sia un fenomeno nuovo per i politici indiani, Masciaga ritiene che “questa volta però il danno rischia di andare ben al di là del rafforzare i luoghi comuni sul paese e sulla sua rapace classe politica. Se i primi due scandali (Commonwealth Games e appartamenti) non hanno fatto che danneggiare la già non cristallina immagine del Congress Party, il terzo caso (telecomunicazioni) è costato un calo del 3,6% alla Borsa”.

E qui entra in gioco il premier, perché questa situazione “rischia anche di incrinare la reputazione di quello che è considerato il politico più onesto e di maggior prestigio internazionale del paese: il primo ministro Manmohan Singh”.

Singh dovrà comunque rispondere degli ammanchi nelle casse statali: “Secondo il Comptroller and Auditor General of India lo stato ha perduto ben 31 miliardi di dollari a causa della determinazione con cui Raja avrebbe tenuto bassi i prezzi delle licenze telefoniche. Con l’aggravante di averne assegnate 85 su 122 a società prive dei requisiti minimi per prendere parte alla gara, alcune delle quali si sono poi limitate a rivenderle a multipli del prezzo pagato allo stato senza avere mai attivato una sola linea”

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