India, estrazione illegale di minerali: nei guai l'opposizione nazionalista

NEW DELHI, 27 LUG – Un organismo indipendente che ha indagato per mesi nello Stato meridionale indiano di Karnataka su una vicenda di corruzione legata all'estrazione illegale di minerali ha accusato oggi il governo locale di aver causato perdite all'Erario per 161 miliardi di rupie, l'equivalente di quasi 2,5 miliardi di euro. Lo riferisce l'emittente Ndtv.

Lo scandalo, che investe direttamente il 'chief minister' di Karnataka, BS Yeddyurappa esponente dell'opposizione nazionalista di centro-destra (Bjp) ha suscitato grande scalpore e offerto al governo centrale guidato dal partito del Congresso (centro-sinistra) un momento di respiro dalle pressioni dovute ad una serie di scandali legati ad un giro di tangenti.

Ultimo di questi, la concessione di frequenze di telefonia mobile di seconda generazione(2G) che e' costata il posto a due ministri e che rischia di coinvolgere il ministro dell'Interno, P. Chidambaram, e lo stesso premier Manmohan Singh.

Il responsabile dell'organismo investigativo (Karnataka Lokayukta), il giudice Santosh Hegde, ha accusato personalita' politiche in questo Stato meridionale di aver illegalmente autorizzato fra il 2006 ed il 2010 l'estrazione di grandissime quantita' di minerali di ferro, per lo piu' esportati illegalmente verso la Cina.

Secondo i primi documenti dell'inchiesta, che promette di riservare molte sorprese, ''l'estrazione illegale di minerali ha coinvolto almeno 100 compagnie del settore e circa 600 funzionari, fra cui molti esponenti politici, e lo stesso 'chief minister'''.

Lo Stato di Karnataka, che partecipa al 25% delle esportazioni di minerale di ferro indiano, ha proibito ogni estrazione nel luglio 2010 per stroncare le attivita' illegali.

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