Non allineati, Morsi: “Solidarietà al popolo siriano”. La delegazione se ne va

Mohamed Morsi (Foto Lapresse)

TEHERAN – Che non sarebbe stato facile questo vertice dei Paesi non allineati lo si immaginava, e così è stato già il primo giorno. Un vertice a Teheran, nell’Iran di Mahmoud Ahmadinejad e delle sue minacce sull’atomica. Un vertice in cui è presente anche la Siria degli scontri tra l’esercito di Bashar el Assad e i ribelli. E la cui delegazione giovedì 30 agosto ha abbandonato la sala.

Sono bastate le parole del presidente egiziano Mohammed Morsi: “La solidarietà alla battaglia del popolo siriano contro un regime oppressivo che ha perso legittimità è un dovere morale”, ha detto nel suo discorso seguito a quello d’apertura della guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei.

Al discorso di Morsi la delegazione siriana ha lasciato la sala. Poco dopo è arrivata la nota ufficiale di Damasco. Il ministro degli Esteri Walid al Muallim ha spiegato che la decisione di ritirare la delegazione siriana è stata presa in segno di protesta per “il contenuto del discorso del presidente Morsi”. “Si è trattata di un’interferenza negli affari interni siriani”, ha detto Muallim, secondo cui le parole di Morsi sono “un’istigazione a proseguire lo spargimento di sangue in Siria”. La delegazione siriana è rientrata nella sala del vertice appena Morsi ha finito il suo discorso. Damasco ha anche accusato il presidente egiziano Morsi di “istigare allo spargimento di sangue in Siria”.

A parte la parentesi siriana Morsi ha parlato della Primavera araba: “La rivoluzione in Egitto è stato un pilastro della Primavera araba, è iniziata un paio di giorni dopo la Tunisia ed è stata seguita da Libia e dallo Yemen e ora dalla Siria dove c’è una rivoluzione contro il regime oppressivo. I palestinesi e i siriani vogliono la libertà, la dignità e la giustizia”.

Quella di Morsi è la prima visita in Iran di un presidente egiziano da quando i due Paesi interruppero le relazioni diplomatiche più di 30 anni fa sulla questione palestinese.

Prima del discorso del presidente egiziano, nel suo discorso di apertura Khamenei aveva ribadito la posizione della Repubblica islamica iraniana sul proprio programma nucleare, osteggiato dall’Occidente. “Il nostro motto è energia nucleare per tutti, armi nucleari per nessuno”. Khamenei ha assicurato che l’Iran non perseguirà mai l’obiettivo di dotarsi di armi atomiche, ma allo stesso tempo non vuole rinunciare al suo diritto di produrre energia nucleare. Khamenei ha anche sostenuto che le sanzioni internazionali contro l’Iran per il suo programma nucleare sospettato di finalità militari non paralizzano il Paese ma lo rendono più “solido”.

Al vertice dei 120 Paesi non allineati partecipano 36 capi di Stati e di governo. Una delle presenze più controverse è quella del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha deciso di prendere parte al summit nonostante la contrarietà di Usa e Israele, alla luce delle preoccupazioni internazionali per il programma nucleare iraniano.

Intanto in Siria continuano gli scontri. Oggi i ribelli hanno detto di aver abbattuto un aereo da caccia dell’esercito regolare di Assad nella provincia nord-occidentale di Idlib, vicino al confine turco. L’abbattimento sarebbe confermato da alcuni filmati dell’emittente al-Arabiya. Secondo i dati del direttore dell’ospedale militare Tishrin di Damasco, “sarebbero oltre 8.000 i lealisti uccisi in 17 mesi di conflitto in Siria”. Secondo le stime dei ribelli il conflitto siriano ha già fatto oltre 25mila morti.

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