Roma si mobilita per Sakineh: “No alla lapidazione”

Sakineh

Un manichino con le sembianze di una donna vestita di nero stesa sull’asfalto e ricoperta di pietre, con il volto insanguinato. Così, con la messa in scena della lapidazione, è cominciato il sit-in davanti all’ambasciata iraniana a Roma per salvare la vita di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, condannata a morte per adulterio in Iran.

Una manifestazione bipartisan, priva di bandiere di partito per sottolineare ”la battaglia universale” messa in campo per la difesa dei diritti umani, contro ”una vergogna del mondo”. Una battaglia che comincia proprio da Sakineh, ”simbolo della dittatura delle pietre”, e che deve proseguire, magari, con un’azione ”forte”, richiesta da Angelo Bonelli dei Verdi, organizzatore della protesta: ”una missione italiana e dell’Ue a Teheran per salvare la vita” dell’iraniana.

Appelli trasversali si sono succeduti nel corso della manifestazione, alla quale hanno partecipato un centinaio di persone. A partire da quello del sottosegretario all’Attuazione del Programma di Governo Daniela Santanché, che ha sottolineato ”l’impegno di tutti” contro la ”violazione dei diritti umani” in Iran, dicendosi poi ottimista su un’eventuale missione italiana a Teheran. ”Frattini è un uomo sensibile e ascolterà la proposta”, ha evidenziato.

Presente anche Barbara Salmartini della direzione del Pdl, che ha sottolineato ”la doverosa presenza del partito” al sit-in. Nutrite le delegazioni dei partiti d’opposizione, tra i quali quelle del Pd, di Sinistra Ecologia e Libertà, dell’Idv, dei Giovani Socialisti. In molti hanno sottolineato la difesa a ”corrente alternata” dei diritti umani da parte dell’Italia.

Il segretario nazionale del Prc-Federazione della sinistra, Paolo Ferrero, ha parlato di ”assassinio di Stato” ricordando che ”mentre noi siamo contro la pena di morte sempre, il governo italiano, là dove ci sono gli affari – in Libia per esempio – lascia perdere i diritti civili”.

Al sit-in, infine, si sono uniti anche Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica a Roma e diversi rappresentanti dell’opposizione al regime di Ahmadinejad. Esmail Mohades, portavoce dei ‘Laureati iraniani in Italia’ ha ricordato come ”l’accanimento su Sakineh sia un messaggio per l’Occidente. Il governo iraniano sta dicendo ‘questi siamo noi, se volete trattare con noi noi siamo così”’.

Decine di striscioni hanno sventolato di fronte all’edificio, in gran parte con unico appello: ”Fermare le pietre” contro Sakineh. Altri, invece, hanno evidenziato polemicamente i tratti della democrazia iraniana, fatta di ”censura, prigione e pietre”.

Ma tutta Italia, oggi, è scesa in campo contro la condanna a morte di Sakineh. Una sua gigantografia è stata esposta in Piazza del Campidoglio, a Roma, e domani la sua immagine sarà visibile a Napoli, Bologna e Cosenza.

I giovani iraniani presenti alla manifestazione, però, non credono al cambiamento. ”Succedono tante cose in Iran e nessuno ha aperto bocca. Alla fine, se questa pressione andrà a buon fine si salverà la vita di una persona, ma ciò che accade a Teheran bisogna prevenirlo”, ha detto uno di loro.

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