Iran, trionfo Obama: da Senato Usa ok ad accordo nucleare

Iran, trionfo Obama: Senato via libera ad accordo nucleare
Iran, trionfo Obama: Senato via libera ad accordo nucleare

WASHINGTON – E’ una vittoria per Obama. Un trionfo anzi. A consegnarlo al presidente i democratici che al Senato hanno bloccato una mozione presentata per respingere l’accordo sul nucleare iraniano. Questa volta hanno fatto muro e hanno aperto la strada per rendere realtà l’accordo negoziato con Teheran, consentendo a Barack Obama di evitare la sfida al Congresso attraverso il veto presidenziale.

Si è trattato di una votazione cosiddetta procedurale, che richiedeva un minimo di 60 voti per consentire alla mozione (Resolution of Disapproval) di procedere verso una ulteriore votazione finale. I voti a favore sono stati però soltanto 58, con 42 contrari, il testo è stato così bloccato e il promesso showdown tra Congresso e Casa Bianca sventato.

Premiati gli sforzi del presidente: Obama su questo accordo ci ha messo la faccia, letteralmente. Ha di persona guidato una campagna a tutto campo per assicurarsi e assicurare che i due anni di negoziati del cosiddetto gruppo 5+1 con Teheran non sarebbero stati vani. Che l’America avrebbe fatto la sua parte e dalla parte della diplomazia. Così fin da luglio, all’indomani della firma a Vienna, Obama ha rilasciato intervista dopo intervista -a Tv, a quotidiani, via web- per spiegare che questo è il migliore accordo possibile. Per smentire categoricamente chi lo accusava di eccesso di fiducia verso gli iraniani. Non è fiducia, è andato ripetendo per due mesi, è diplomazia, è evitare guerre, è impedire che Teheran si doti dell’arma nucleare.

Questa la prima fase, con il messaggio diretto all’opinione pubblica e un battage mediatico da manuale. Poi la massiccia operazione presso il Congresso e nel partito democratico che Obama voleva unito dietro di sé, proprio per arrivare al risultato di oggi. Uno per uno la Casa Bianca ha contattato deputati e senatori. Ha messo a lavoro i pezzi da novanta tra i democratici, come Nancy Pelosi e Harry Reid; il presidente ha preso carta e penna per scrivere appelli, interventi su giornali, lettere. Una di queste conteneva riferimenti chiari e impegni inequivocabili per la sicurezza di Israele, tema caro a molti tra deputati e senatori che manifestavano perplessità sull’accordo. Obama li ha convinti. Questa la prima vittoria.

Si dirà però di questo presidente che i suoi successi maggiori, Obamacare sul fronte interno e l‘accordo sul nucleare iraniano in politica estera, li ha ottenuti nonostante una feroce opposizione, all’ultimo voto. La sfida pressoché quotidiana del Congresso contro dominato dai repubblicani rende di fatto un ricordo lontano le promesse di unità di Obama appena eletto quasi sette anni fa.

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