Invasione Iraq. El Baradei accusa gli Stati Uniti di ”grottesche distorsioni”

NEW YORK, STATI UNITI – L’ex-direttore generale dell’Agenzia Internazionale perl’Energia Atomica (IAEA) e premio Nobel per la Pace Mohamed El Baradei, egiziano, accusa i leader statunitensi di ”grottesche distorsioni” dei fatti prima dell’invasione dell’Iraq nel 2003, quando l’allora presidente George W. Bush ed i suoi consiglieri sostennero che l’Iraq possedeva armi di distruzione di massa contrariamente a quanto accertato dallo stesso El Baradei e da altri ispettori delle Nazioni Unite.

Queste ed altre accuse sono contenute nel libro scritto da El Baradei, intitolato ”L’Età dell’Inganno”, in cui afferma che la guerra irachena ha insegnato che ”l’inganno deliberato non è solo praticato da piccoli Paesi governati da spietati dittatori”.  Il premio Nobel sottolinea che i suoi due decenni di ”tediosa e straziante diplomazia nucleare” devono continuare, particolarmente per quanto riguarda gli sforzi diretti a fermare le ambizioni nucleari di Iran e Corea del Nord.

El Baradei è specialmente severo con l’amministrazione Bush negli anni 2002-2003, quando lui e lo svedese Hans Blix guidarano una squadra di ispettori con il compito di accertare se Saddam Hussein celasse armi nucleari, chimiche e biologiche, che non furono trovate.

El Baradei a questo proposito ricorda un suo incontro, assieme a Blix, con l’allora segretario di stato americano Colin Powell e il consigliere per la Sicurezza Nazionale Condoleezza Rice.

Nell’incontro, scrive El Baradei, gli americani cercarono di trasformare la missione Onu ”nella copertura di ispezioni gestite direttamente da loro”. I funzionari dell’Onu rifiutarono il disegno statunitense e proseguirono il loro lavoro compiendo in Iraq 700 ispezioni in luoghi dove Saddam avrebbe potuto nascondere le armi ma senza trovare alcuna prova della loro esistenza, come sostenuto dagli americani.

Nelle sue memorie pubblicate lo scorso novembre Bush sostiene che è stato giusto invadere l’Iraq e rimuovere ”un dittatore assassino alla ricerca di armi nucleari”. Ma l’ex-presidente scrive anche di aver provato ”un senso di malessere” quando dopo l’invasione le presunte armi di Saddam non vennero trovate, e biasima ”fallimenti dei sevizi di intelligence”. Ma Bush e i suoi collaboratori non hanno mai spiegato perchè non hanno ascoltato le valutazioni delle Nazioni Unite prima di procedere con l’invasione. 

El Baradei scrive di essere stato ‘inorridito” dalla posizione ufficiale degli Stati Uniti che si accingevano ad invadere l’Iraq nel 2003 ”senza che vi fosse per loro alcuna minaccia imminente”, scatenando una guerra in cui egli crede alle stime secondo cui sono morti centinaia di migliaia di civili iracheni.

In queste circostanze, scrive il premio Nobel, la Corte Internazionale di Giustizia dovrebbe intervenire e decidere se la guerra è stata illegale. E nel caso, si chiede El Baraderi, ”la Corte Internazionale Criminale non dovrebbe indagare se l’invasione dell’Iraq è stata un crimine di guerra e accertare chi sono i responsabili”?

Formidabili bariere politiche e legali rendono una tale indagine improbabile. Ma El Baradei, citando il procedimento giudiziario contro Slobodan Milosevic, afferma che la prassi dei due pesi e due misure dovrebbe finire.

”La nostra comunità di nazioni – dice El Baradei – non dovrebbe avere la saggezza e il coraggio di intraprendere misure correttive affinchè una tragedia come quella irachena non debba mai più accadere?”

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