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Iraq, votano militari e operatori sanitari. Attacco a seggio a Baghdad: 14 morti

di luiss_smorgana |4 Marzo 2010 20:24

Il premier iracheno Al Maliki

Tre attentati oggi a Baghdad nel giorno del voto anticipato per le legislative di domenica: in poche ore una bomba o un razzo ha centrato un edificio residenziale non distante da un seggio, e due kamikaze si sono fatti esplodere davanti ad altrettanti seggi: in totale almeno 14 morti tra militari e civili.

Due settimane fa l’emiro di al-Qaeda in Iraq, Abu Omar al-Baghdadi, aveva diffuso un messaggio audio nel quale invitava gli iracheni a  boicottare le elezioni, minacciando di attaccare i seggi elettorali.

Di tutta risposta il Consiglio degli ulema iracheni ha emesso una fatwa: «Chi non si reca al volto in occasione delle elezioni del 7 marzo in Iraq è un peccatore». Il vice presidente del Consiglio religioso, Abdel Jabbar Sattar, ha poi spiegato: «Abbiamo deciso di ribadire un principio che per noi è importante. È un dovere religioso per ogni fedele partecipare alla costruzione del proprio paese che in questo caso avviene tramite le elezioni. Quindi abbiamo stabilito che chi diserta le urne è un peccatore perché tutti devono andare a votare».

Sono 796mila le persone chiamate a esprimere il proprio voto: iniziano i militari, gli addetti del settore carcerario e sanitario e i malati ricoverati negli ospedali, che saranno particolarmente impegnati il 7 marzo, giorno delle elezioni per il resto degli iracheni.

I seggi aperti giovedì in tutte le regioni del Paese sono 450. Venerdì toccherà agli iracheni all’estero esprimere le proprie preferenze e intanto la campagna elettorale non si ferma.

Sono sei i candidati alla poltrona di primo ministro: l’attuale premier Nouri al-Maliki; il vice presidente Adel Abdel Mahdi; il ministro delle Finanze Baqer Jaber Solagh; Iyad Allawi, premier del primo governo iracheno del 2003 post-Saddam; il controverso finanziere legato alla Cia ed ex vice premier Ahmed Chalabi; e il ministro dell’Interno Jawad Bolani.

In un’intervista al quotidiano “La Stampa” il premier Nouri al Maliki è intervenuto anche sulla paura per le violenze ai cristiani: «Noi ci preoccupiamo delle vite di tutti i nostri cittadini, compresi i cristiani, che godono da parte nostra di un rispetto particolare, forse più grande delle stesse preoccupazioni degli italiani, di un grande apprezzamento per la loro spiritualità. Abbiamo ribadito a Benedetto XVI, nella nostra visita in Vaticano, che dovremmo lavorare assieme per impedire che l’Oriente si svuoti di cristiani, o l’Occidente di musulmani. Questo lavoro rafforzerà i legami e il dialogo tra le nostre società, mantenendo le necessarie differenze. Noi abbiamo sempre consultato, e continuiamo a comunicare con i cristiani iracheni, con i leader religiosi e non religiosi per proteggere i cittadini cristiani dai terroristi che attaccano in ogni parte del nostro Paese».

Poi ha negato ogni ingerenza straniera sulla decisione del Paese: «Nessun tipo di interferenza dall’esterno, da qualunque parte essa provenga, potrà mai influire sulle nostre decisioni politiche. Le nostre scelte sono fatte in base ai nostri interessi, non in base a quelli degli altri. Sono invece benvenute le relazioni costruttive con tutti i Paesi del mondo, in particolar modo con quelli vicini e confinanti. Stiamo lavorando strenuamente per migliorare la nostra situazione interna e invitiamo tutti i partiti politici iracheni a non permettere che forze esterne, incluso l’Iran, intervengano nei nostri affari interni».

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