NEW YORK – Mercoledì sera, alle 3 di notte ora italiana (le 18 a Washington) il presidente americano Barack Obama parlerà alla nazione e cercherà di convincere gli americani della necessità di una vasta offensiva, anche militare, contro la minaccia jihadista in Iraq e in Siria. Senza però trascinare l’America in una nuova guerra.
“No boots on the ground”, nessuno invio di truppe, dunque. Avanti invece con i bombardamenti aerei (proseguiti anche nelle ultime ore nell’ovest dell’Iraq) per agevolare il compito delle forze irachene, curde e sunnite che combattono l’esercito dello stato islamico sul campo. Con Obama che sarebbe pronto a dare il via libera ai raid anche sulla Siria. E secondo la Casa Bianca non ci sarebbe bisogno dell’autorizzazione del Congresso, visto che di fronte alla protezione della sicurezza nazionale il presidente avrebbe l’autorità per decidere da solo.
Avanti anche con la creazione di un‘ampia coalizione internazionale che sia in grado di aggredire e indebolire l’influenza dell’Isis agendo su più fronti. Col segretario di Stato, John Kerry, partito per un’offensiva diplomatica in Medio Oriente dove incontrerà i ministri degli esteri di Egitto, Giordania Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Kuwait, Barhein e Oman.
Confortano la Casa Bianca gli ultimi sondaggi, che mostrano come il consenso verso i bombardamenti aerei in Iraq e Siria sia decisamente aumentato rispetto solo a qualche settimana fa. Complice, probabilmente, anche l’orrore per i video con cui l’Isis ha mostrato la decapitazione dei due reporter americani James Foley e Steven Sotloff. Mentre la popolarità di Obama rimane ai minimi di sempre, con la gran parte degli americani che non lo vede come un leader forte, e che critica una politica estera troppo cauta e, per molti, fallimentare.
Proprio questa immagine che Obama cercherà di contrastare in quello che alcuni osservatori non esitano a definire il discorso più importante e delicato della sua presidenza. E fondamentale per la Casa Bianca sarà ottenere l’appoggio del Congresso. Perché se è vero che il presidente, in presenza di una minaccia della sicurezza nazionale, può ricorrere ai suoi poteri anche per l’uso della forza militare, è altrettanto vero che il sostegno di Camera e Senato può garantire una maggiore efficacia della sua strategia, e una sua maggiore accettazione da parte dell’opinione pubblica.
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