Israele, capo del Mossad sotto tiro. Tv: “Dimissioni entro 3 mesi”

Meir Dagan

Coinvolto negli ultimi mesi in una serie di passi falsi – veri o presunti – imputati ai suoi agenti, il capo del Mossad, Meir Dagan, si appresta a rimettere il mandato nel giro di ”tre mesi”.

A sostenerlo è  la tv Canale 2, secondo la quale il destino del numero uno dei servizi segreti israeliani appare ormai segnato. L’anticipazione, che non ha per ora alcuna conferma ufficiale, arriva in un momento delicato e di generale isolamento del Paese, sullo sfondo di situazioni come quella legata ai temuti programmi nucleari dell’Iran, che potrebbero ispirare strategie divergenti in seno ai vertici politici e di apparato dello Stato ebraico.

Su Dagan, 64 anni, in carica da otto, pesa d’altronde l’appannamento dell’immagine di semi-invincibilità coltivata per decenni dal Mossad. Appannamento causato dai dubbi sollevati in più di un caso da media e analisti, in tempi più o meno recenti, sull’efficacia dell’attività dell’intelligence israeliana. Dubbi riproposti in particolare sull’onda della recente uccisione a Dubai dell’esponente della fazione islamico-radicale palestinese di Hamas Mahmud al-Mabhout: attribuita dagli inquirenti dell’Emirato allo stesso Mossad e condotta inopinatamente da una comitiva d’una trentina di persone, molte delle quali finite poi sotto gli occhi di telecamere di sorveglianza.

Un’operazione, quella di Dubai, che secondo diversi esperti ha lasciato tracce e scorie, esponendo fra l’altro Israele all’accusa di aver falsificato passaporti di Paesi occidentali amici in un quadro di tensioni e ritorsioni diplomatiche. E che molti giornali israeliani non hanno esitato ad additare come un possibile fiasco personale di Dagan, arrivando talora a invocare apertamente il siluramento dell’uomo che fino a poco prima qualcuno tratteggiava come una specie di superman.

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