Il premier cinese Wen Jiabao è in Italia, pronto a discutere con le più alte cariche italiane di politica e, soprattutto, affari.
Atterrato nella serata di ieri, 6 ottobre, all’aeroporto di Fiumicino, Wen è stato accolto dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. Per il premier cinese anche l’accoglienza del personale dell’ambasciata a Roma che hanno allestito uno striscione di benvenuto, accompagnati da bandierine tricolori e cinesi.
Il colloquio al Quirinale tra il premier cinese e il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, ha dato il il via alla visita ufficiale in Italia di Wen in occasione del Quarantennale dei rapporti diplomatici tra Roma e Pechino e per l’apertura dell’Anno culturale della Cina nel nostro paese.
Al centro del colloquio l’eccellente andamento delle relazioni bilaterali e le prospettive del dialogo UE-Cina, all’indomani del Vertice tra Unione Europea e Cina e della riunione ASEM. Napolitano ha fatto sapere che si recherà a fine ottobre in visita di Stato nella Repubblica Popolare Cinese.
Terminato l’incontro al Colle, il premier cinese si è sposato a Palazzo Chigi per i colloqui con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. I colloqui si sono conclusi con la firma di una serie di accordi bilaterali.
La delegazione italiana, oltre che dal presidente del Consiglio, era composta dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, dal titolare dello Sviluppo economico Paolo Romani, Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione, Sandro Bondi,Beni culturali e Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente. Nella sede del governo gli accordi firmati sono 4 e prevedono una più ampia collaborazione economica, le regole di estradizione fra i due Paesi e la valorizzazione dei patrimoni culturali in Italia e in Cina.
L’obiettivo dell’incontro è di raddoppiare l’interscambio in cinque anni, passando dagli attuali 40 miliardi di dollari, a 100 miliardi entro il 2015.
Quello di stamani, sottolineano le fonti, è stato un colloquio ”molto concreto” che conta a raggiungere l’obiettivo di far entrare in maniera più incisiva in Cina le aziende italiane, da un lato e aumentare gli investimenti cinesi in Italia dall’altro. La Cina ha deciso di ”garantire alle imprese straniere le stesse condizioni delle imprese nazionali” per quanto riguarda le pratiche burocratiche, la pressione fiscale e le gare d’appalto.
Molto positivo il commento del premier italiano Berlusconi: ”Vorrei rivolgere un apprezzamento ammirato per quanto la Cina ha fatto e sta facendo negli ultimi anni e per quanto la Cina sta facendo sul piano internazionale. Il primo ministro la chiama la politica dell’armonia e in tutti i tavoli internazionali la Cina si presenta sempre con una voglia positiva di sedare tutti i contrasti e risolvere tutte le situazioni, dando un contributo di positività e saggezza”.
In questa visita il premier cinese incontrerà, tra gli altri, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Come sottolinea oggi Dario Di Vico sul Corriere della Sera, quello degli accordi commerciali è uno dei temi più importanti. Ma in un Paese, come l’Italia di Prato, che nega il lutto cittadino quando a morire sono non figli di italiani, ma figli di cinesi, seppure regolarmente nel Paese, stride poi tanta attenzione per la nuova middle class di consumatori cinesi, affamati di parmigiano, vino, prosciutto, vestiti, piastrelle, e mobili made in Italy.
E, sottolinea Di Vico, è difficile ambire ad una partnership commerciale quando le banche italiane non sono in grado di seguire le aziende nei Paesi emergenti.