Kabul è caduta. Dopo una notte di assedio i primi talebani, all’alba di Ferragosto, sono entrati in città. Hanno vinto. Spodestati nel 2001, l’Afghanistan ora è sotto il loro controllo.
Non hanno incontrato alcuna resistenza. L’esercito di Kabul si è dissolto come neve al sole. Gli 83 miliardi di dollari spesi dagli USA per addestrare 180mila soldati afghani non sono contati niente. Questi militari si sono arresi in massa.
I tagliagole hanno promesso che non useranno le armi, che garantiranno la fuga dei civili e che attiveranno una negoziazione per una transizione pacifica. Balle.
Difficile da credere a gente che ospitava Osama Bin Laden intento a progettare l’11 settembre e governavano l’Afghanistan a colpi di lapidazioni e mutilazioni rituali. Luigi Di Maio invece ci crede. Lo ha ripetuto in una intervista al Corriere. Un motivo in più per dubitare.
La capitale è nel panico. Migliaia di civili sono già fuga, altri sono accampati nei parchi. I bancomat hanno smesso di distribuire contanti. Centinaia di persone si sono radunate davanti alle banche per ritirare i risparmi di una vita. Le ambasciate occidentali stanno evacuando il loro personale.
Solo l’ambasciata russa ha deciso di mantenere l’intera rappresentanza a Kabul
Un ponte aereo militare è stato organizzato dal ministro Guerini per riportare in Italia il personale diplomatico e gli ex nostri collaboratori afghani. I documenti , riservati e classificati, sono già stati distrutti. Kabul si sta svuotando.
Dopo le dimissioni del presidente Ghani (che ha già lasciato Kabul, come riferisce l’agenzia locale Tolonews ) ci sarà un governo di transizione guidato, pare, dall’ex ministro dell’interno afghano Ali Ahmad Jalali. Un altro governo fantoccio.
E poi? Che faranno i talebani? Quello che han sempre fatto o daranno ascolto a Cina e Russia che invitano alla prudenza?
Cosa dobbiamo aspettarci? Certamente migliaia di profughi sulla rotta balcanica. L’Europa deve allora prepararsi alla accoglienza. È un dovere. Di più: un risarcimento per le balle che abbiamo loro raccontato in questi sciagurati vent’anni.
Abbiamo promesso democrazia, benessere, rispetto dei diritti delle donne. Promesse platealmente tradite col ritiro degli americani e soci scodinzolanti. Ora proprio le donne potrebbero diventare il primo bottino di guerra. Sono considerate cose. Resiste una mentalità da Medioevo.
A Kandahar la prima cosa che ha fatto l’amministrazione talebana è stato cacciare le donne che lavoravano nelle banche. Presto toccherà a maestre e professoresse. Poi alle bambine. In vent’anni non si cancellano secoli di buio.