Elezioni in Kazakhstan: solo tre candidati osano sfidare Nazarbaiev

Pubblicato il 3 Marzo 2011 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA

Nursultan Nazarbaiev

ASTANA – Elezioni presidenziali senza brividi in Kazakhstan, così come la campagna pre-elettorale che parte oggi. Sono solo quattro, incluso il presidente in carica Nursultan Nazarbaiev, i candidati ammessi a partecipare al voto anticipato del 3 aprile prossimo, e tra loro non c’è alcuna figura di rilievo dell’opposizione.

Il governo, intanto, ha aumentato il controllo su internet per evitare il pur remoto rischio di uno scenario arabo. Ieri sera la Commissione Elettorale Centrale di Astana ha annunciato che dei 22 aspiranti sfidanti del leader kazako (al potere dal crollo dell’Urss), dopo bocciature e ritiri spontanei, ne sono rimasti tre.

Il primo, Gani Kasimov, è senatore del Majilis, il parlamento kazako dove il partito di Nazarbaiev, Nur Otan, ha la maggioranza assoluta.

Il secondo, Zhambyl Akhmetbekov, segretario del partito comunista kazako, è anche lui appoggiato da Nur Otan.

L’unico che può definirsi ”indipendente” è Mels Eleusizov, ambientalista capo dell’associazione ecologica Tabigat.

Ma i maggiori partiti d’opposizione hanno boicottato il voto, che ritengono ingiusto in quanto convocato troppo in fretta: ieri alcuni loro rappresentanti hanno incontrato Audronius Azubalis, ministro degli affari esteri della Lituania – che detiene la presidenza di turno Osce – per esporgli la situazione nel paese.

Intanto, sicuro di vincere, Nazarbaiev ha annunciato che non svolgerà la campagna elettorale. E per mettersi al riparo da un eventuale scenario arabo, alla vigilia del voto il governo ha aumentato la censura su internet: problematico da lunedì scorso connettersi a siti stranieri e dell’opposizione, denuncia Radio Free Europe.

Il 27 gennaio, una ong kazaka aveva segnalato il blocco di 14 siti da parte delle autorità, inclusi alcuni social network, reso possibile da una controversa legge sui media passata nel 2009.

Il rischio di rivolta, comunque, è molto remoto in Kazakhstan, il più ricco e stabile paese d’Asia centrale, grazie al boom energetico di cui ha beneficiato una fetta dell’elettorato creando una nuova classe media, mentre l’opposizione resta debole e divisa.

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