MOSCA – Dieci anni, il 25 ottobre del 2003, fa l’ex patron del colosso petrolifero Yukos, Mikhail Khodorkovsky, uomo più ricco della Russia e oppositore di Vladimir Putin, veniva arrestato dai servizi segreti mentre attendeva di decollare con un jet da Novosibirsk. Nel 2005 fu condannato a nove anni con il suo socio Platon Lebedev per frode ed evasione fiscale.
Cinque anni dopo subì un secondo processo e condannato per furto di 350 milioni di tonnellate di petrolio e riciclaggio, con una pena ridotta lo scorso dicembre da 13 a 11 anni. Tra meno di un anno dovrebbe essere scarcerato. Difficile possa beneficiare dell’imminente amnistia. Non escluso che possa subire un terzo processo, anche se non ci sono segnali concreti.
In una lettera al New York Times Khodorkovski ha tracciato un bilancio di questi 10 anni. Ecco l’articolo tradotto e pubblicato su Repubblica:
Sono dieci anni esatti oggi che mi trovo in prigione, in campi di detenzione e gulag della nuova Russia. Molte cose sono cambiate. Il mio figlio maggiore adesso ha una figlia che non è neppure più bambina: è la mia prima nipote e non l’ho mai vista. I miei figli più piccoli, che ho lasciato quando avevano quattro anni, sono più alti di me e sulla soglia dell’età adulta. Mia figlia sta per laurearsi. Mia moglie, che in tutti questi anni mi ha dato il suo sostegno, ormai è sola a casa. I miei genitori sono diventati molto anziani e la loro salute lascia molto a desiderare.
Anche il mondo intero è cambiato, e un bel po’. Io posso leggere soltanto i giornali, e ho accesso a lettori ebook e tablet. I miei famigliari mi dicono che non riconoscerei nemmeno più Mosca. Sullo sfondo di tutti questi cambiamenti, il mio mondo invece è pressoché fermo. (…)
Anche le persone sono quasi le stesse: ciascuno ha i suoi pensieri e il proprio triste destino. Ma io non sono mai diventato parte di questo sistema chiuso, e ho continuato a vivere attraverso gli avvenimenti che si svolgono in Russia e nel mondo.(…)
Ho assistito a come il mio paese si è arricchito grazie all’aumento dei prezzi del petrolio e del gas. I salari sono aumentati in modo significativo. Ma pure i prezzi dei prodotti e delle case si sono impennati. Le ragioni sono ben note: monopolio di Stato, corruzione, amministrazione inefficiente. Molte persone di talento stanno abbandonando il paese: in appena dieci anni se ne sono andati all’estero più di due milioni di russi. Tre milioni di imprenditori sono stati perseguiti penalmente, e alcuni di loro — come Sergei L. Magnitsky e Vasily G. Aleksanyan — sono morti in conseguenza del fatto di trovarsi reclusi. Questa è la ragione per la quale in Russia c’è così poca innovazione.
Anche la posizione della Russia nel mondo è cambiata in egual misura. Il nostro paese, essendosi arricchito, ha iniziato a giocare un ruolo più attivo nell’arena globale. Purtroppo, il prestigio che si accompagna a tale successo è stato intaccato da episodi come la carcerazione delle Pussy Riot, il recente inopportuno arresto degli ecologisti di Greenpeace e il veto alle adozioni di bimbi russi da parte di cittadini americani. All’origine di ciascuno di questi avvenimenti c’è una medesima motivazione: un potere centrale irremovibile e fuori controllo, che sta perdendo la capacità di adattarsi a un mondo in continuo cambiamento. Oggi il sistema che guida il paese si chiama «Vladimir V. Putin». Nel paese il numero dei fautori di un cambiamento democratico di potere, che vada al di là del regime di Putin, è in calo, mentre lentamente ma inesorabilmente aumentano gli stati d’animo più radicali.
Quando un regime entra inconsapevolmente in una fase di decadimento irreversibile, ed è estremamente riluttante a lasciare allasua opposizione lo spazio per una reale competizione politica, l’unica speranza di cambiamento è riposta nel successo di un movimento di protesta pacifico, che abbia una base molto ampia. Un movimento del genere in Russia esiste e si ripropone l’obiettivo di costringere la parte razionale dell’élite al governo a negoziare sulla direzione da intraprendere e sulla velocità delle indispensabili riforme da implementare. Purtroppo, non può esserci una protesta pacifica senza vittime. Oggi di vittime ce ne sono tante: molti attivisti politici e simpatizzanti sono in prigione o stanno per andarvi.
Che cosa dovrebbe fare l’opposizione per raggiungere i propriobiettivi? Il movimento deve ispirarsi a Nelson Mandela che in Sudafrica è stato in grado di superare le ingiustizie subite a livello personale e i pregiudizi di classe e di razza per guidare il suo paese lungo la difficile strada che lo ha portato dalla guerra civile alla pace sociale. Il genio di Mandela sta nel fatto che quando è uscito di prigione invecedi sbattere la porta in faccia ai suoi carcerieri l’ha lasciata aperta, così che potessero uscire anche loro insieme a lui. Soltanto arrivare a un consenso nazionale offrirà alla Russia un’opportunità di sopravvivenza. Ma questo consenso deve essere raggiunto col presupposto del rispetto dei diritti di tutti, di ogni individuo e di ogni minoranza facente parte di quella società.
La Russia ha molto da offrire al mondo. Non siamo Asia e nemmeno Eurasia, ma una parte inscindibile dell’Europa. L’Europa tuttavia è alle prese con una crisi a più punte. Il suo tasso di progresso scientifico e tecnico non è tale da garantire sostegno economico adeguato al più che anticipato aumento della spesa per il welfare state. La società europea ha sopravvalutato leproprie capacità di integrare popolazioni diverse. Oggi la crisi europea è una sfida, ma è altresì un impulso forte per il cambiamento. Grazie a un’affinità culturale e storica, grazie alla vicinanza territoriale, la Russia è in grado di far parte di questa soluzione, e può mettere a disposizione la sua esperienza nella gestione di un territorio sterminato, un’economia differenziata e vari influssi culturali. La Russia e l’Europa devono trovare nuovi modi per lavorare insieme, molto più vicine di quanto si sia mai verificato.
Per il popolo russo, questa diventerebbe un’occasione concreta per colmare il divario che si è andato scavando tra un numero esiguo di russi che hanno una certa conoscenza dell’Europa moderna e vivono il suo stile di vita e il resto della popolazione del paese. Cambiare o essere annientati: questa da migliaia di anni è la scelta storica di ogni civiltà umana.