Lebron James contro Trump: con le scarpe dell’uguaglianza (una nera, una bianca) in campo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Dicembre 2017 - 14:31 OLTRE 6 MESI FA
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Lebron James contro Trump: con le scarpe dell’uguaglianza (una nera, una bianca) in campo

ROMA – Lebron James contro Trump: con le scarpe dell’uguaglianza (una nera, una bianca) in campo. Sul parquet è stato ancora una volta fenomenale e con l’ennesima tripla doppia ha guidato i suoi Cleveland Cavaliers al successo a Washington contro i Wizards, 106-99.

Ma la partita nella capitale ha dato l’occasione a Lebron James per lanciare anche un messaggio fuori dal campo e attaccare di nuovo il presidente Donald Trump, già fortemente criticato negli scorsi mesi.

La stella dell’Nba lo ha fatto indossando per un tempo una scarpa bianca e una nera, diverse, ma entrambe con la scritta ‘Equality’, uguaglianza. “So benissimo dove siamo – ha detto, alla fine del match – e chi è al timone qui”, riferendosi alla città della Casa Bianca. “Noi americani, non importa il colore della pelle o la razza, dobbiamo capire che abbiamo tutti uguali diritti e siamo tutti in grado di sostenere una causa e di parlarne. Ho già fatto sentire altre volte la mia voce. Non voglio lasciare che sia una sola persona a darci ordini su quanto meravigliosi e potenti siamo”, ha aggiunto.

Parole chiare contro il presidente che in una precedente conferenza stampa aveva chiamato “quel tizio” e che da tempo è finito nel suo mirino. Ad esempio quando si inserì nella disputa tra Trump e il suo amico rivale Stephen Curry, al quale il presidente ritirò l’invito alla Casa Bianca. “Andare alla Casa Bianca era un onore prima che arrivasse lei”, aveva detto Lebron.

Ad agosto, dopo gli scontri a Charlottesville in occasione di una manifestazione di neonazisti e Kkk, con una vittima, la star del basket scrisse su Twitter: “L’odio è sempre esistito in America e lo sappiamo bene, ma Donald Trump ha reso quell’odio nuovamente di moda”. E altre volte la sua ‘voce’ James l’ha fatta sentire proprio sul parquet, come quando indossò una maglietta con la scritta ‘Non posso respirare’ prima della partita della sua squadra a Brooklyn: un segno in memoria di Eric Garner, afroamericano morto soffocato a New York durante un arresto della polizia.