Libia, armi agli insorti? Gli Usa temono che finiscano nelle mani di Al Qaeda

Gheddafi con Silvio Berlusconi

WASHINGTON – Un acceso dibattito è in corso nell’amministrazione del presidente Barack Obama sulla possibilità di fornire armi ai ribelli che lottano contro il colonnello libico Muammar Gheddafi per due ragioni: perchè la fornitura di armi impegnerebbe vieppiù gli Stati Uniti in una guerra civile e perchè secondo rapporti di intelligence alcuni ribelli potrebbero essere legati ad Al Qaeda.

Il dibattito coinvolge la Casa Bianca, il Dipartimento di Stato e il Pentagono, secondo quanto riferisce il New York Times, che sottolineano l’esigenza di controllare tramite i servizi le appartenenze politiche dei ribelli, in gran parte provenienti dalla parte orientale della Libia, da tempo sospettata di fornire reclute terroristiche. ”In quella parte del Paese Al Qaeda è ovviamente un problema”, ha dichiarato un alto funzionario dell’amministrazione.

Il comandante militare della Nato, ammiraglio James Stavridis, ha detto ad una commissione senatoriale del Congresso di Washington che l’intelligence Usa sospetta la presenza di Hezbollah e membri di Al Qaeda tra le forze dei ribelli. Non esiste ancora un quadro chiaro, ha precisato Stavridis, ma ha aggiunto che nei tardi anni novanta la Libia orientale è stata un centro di proteste islamiche, sebbene non sia chiaro se quei movimenti siano ancora legati ad Al Qaeda. ”Ad ogni buon conto – ha aggiunto l’ammiraglio – stiamo esaminando attentamente la composizione, le personalità e i leader delle forze di opposizione”.

L’importanza del dibattito in seno all’amministrazione è sottolineata dal fatto che è coinvolto lo stesso Obama, il quale ha chiarito di non aver ancora preso alcuna decisione sulla fornitura di armi ai ribelli. ”Non lo escludo, ma neanche lo confermo”, ha dichiarato il presidente in una intervista alla NBC. Ma certi esponenti dell’entourage presidenziale avvertono che fornire armi ai ribelli impelagherebbe ancor più gli Stati Uniti in una guerra civile che si prospetta lunga perchè occorrerebbe anche inviare personale a terra per addestrare i rivoltosi ad usare le armi. Altri funzionari suggeriscono che ad inviare armi siano altri Paesi.

La questione è molto delicata perchè ricorda precedenti occasioni in cui gli Stati Uniti hanno armato ribelli in Angola, in Nicaragua, in Afghanistan ed altrove, ribelli che poi si sono rivoltati contro di loro. Washington, rilevano gli analisti, ha una pessima esperienza per quanto riguarda la fornitura di armi agli insorti in vari Paesi. L’ambasciatore americano in Libia, Gene Cretz, ha dichiarato di credere negli aneliti democratici dei ribelli libici e che non sono dominati da estremisti, ma ha anche ammesso che è difficile accertare se questo sia vero ”al cento per cento”.

Bruce Riedel, ex-analista della Cia e membro anziano della Brookings Institution, ha detto dal canto suo che alcuni dei ribelli possono aver combattuto contro gli americani in Iraq ed Afghanistan prima di aver fatto ritorno in Libia. ”Quello su cui non possiamo essere certi è il loro numero”, ha precisato Riedel. ”Nell’opposizione a Gheddafi sono il 2 per cento? Il 20 per cento? O sono l’80 per cento?”.

Uno che ha profonda esperienza negativa in questa questione è l’attuale ministro della Difesa Robert Gates. Quale funzionario della Cia alla fine degli anni ottanta inviò armamenti ai fondamentalisti islamici che cacciarono i sovietici da Kabul. Alcuni di essi divennero in seguito talebani che stanno combattendo contro gli americani in Afghanistan.

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