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Libia. Fuga da Tripoli, i funzionari di Gheddafi lo abbandonano

di lgermini |1 Aprile 2011 12:27

Moussa Koussa, l'ex-ministro degli Esteri libico

TRIPOLI, LIBIA – Quando la nave affonda i topi scappano. E’ quello che pare stia cominciando a succedere in Libia, dove il governo del colonnello Muammar Gheddafi è in preda ad ansia e nervosismo dopo la defezione di due alti funzionari molto vicini al Rais e voci secondo cui altri si accingerebbero a seguire il loro esempio.

Mentre i ribelli che combattono contro le forze di Gheddafi cercano di raggrupparsi di nuovo attorno al porto petrolifero di Brega e il rombo degli aerei della coalizione occidentale sovrasta Tripoli, la gente è rimasta allibita dalla defezione del ministro degli Esteri Moussa Koussa, uno stretto alleato del Rais fin dai primi tempi della rivoluzione, che si guadagnò il soprannome di ”inviato di morte” per il suo ruolo nell’organizzare gli assassinii di chi a quel tempo voleva lasciare la Libia.

Poi è arrivata la defezione, con fuga in Egitto, di un altro alto funzionario, Ali Abdussalam el-Treki, ex-ministro degli esteri ed ex-ambasciatore libico alle Nazioni Unite, che ha collaborato con Gheddafi fianco a fianco per decenni. Ora a Tripoli voci di altre defezioni sono dappertutto, e il governo del Rais trema.

Secondo l’emittente araba Al Jazeera il capo dei servizi segreti e il presidente del parlamento sarebbero fuggiti in Tunisia. E’ stata smentita la notizia che era scappato anche il ministro del petrolio Shokri Ghanem, ma ad ogni buon conto ora Gheddafi ha ordinato che tutti i suoi funzionari siano sorvegliati dalla polizia per impedire che lascino il Paese.

Le defezioni e le conseguenti ipotesi che si susseguono sui più vari scenari sottolineano l’aumento della tensione nella capitale mentre i bombardamenti alleati stanno smantellando la macchina militare che Gheddafi ha scatenato contro il suo stesso popolo. Ed anche se i ribelli si stanno ritirando a est, i bombardamenti non accennano a diminuire, la carenza di carburanti si aggrava e – secondo quanto scrive il New York Times in una corrispondenza da Tripoli – anche i più fedeli collaboratori del Rais ”parlano apertamente della possibilità che lasci il potere”.

I leader occidentali hanno accolto con particolare soddisfazione la defezione di Koussa, definendola una svolta decisiva. ”La decisione di Moussa Koussa mostra da che parte spira il vento a Tripoli”, ha commentato Tommy Vietor, portavoce della sicurezza nazionale alla Casa Bianca. Ma il regime tiene ancora duro, o fa finta di farlo. Replicando a Vietor, il portavoce governativo libico Musa Ibrahim ha confermato che Gheddafi e i suoi figli sono ancora in Libia ed ha aggiunto: ”Tranquillizzatevi, siamo ancora qui, e ci resteremo fino alla fine”.

A parte i figli, il più importante alleato del Rais ancora al suo fianco, influente quasi quanto Koussa, è il cognato Abdullah Senussi, consulente per la sicurezza. ”Senussi è la mano destra e la mano sinistra del regime”, ha dichiarato Ali Aujali, ambasciatore negli Stati Uniti fino alla sua defezione qualche settimana fa. A Londra, il ministro degli Esteri William Hague ha detto che Koussa è sospettato di aver organizzato nel 1988 l’esplosione in volo su Lockerbie, in Scozia, del volo Pan Am 103, causando la morte di 259 persone.

A Tripoli un altro segno di nervosismo si riscontra nell’albergo che ospita i giornalisti stranieri, dove fino a qualche giorno fa era consueto trovare nella lobby funzionari governativi che fumavano e bevevano tè fino alle ore piccole. Ora sono spariti, ed altri funzionari solitamente accessibili non rispondono più al telefono.

L’ex-ambasciatore a Washington Aujali sostiene che svariati altri funzionari di Gheddafi attendono solo il momento opportuno per scappare. ”Chiunque ha la possibilità di andarsene farà come Koussa – ha rilevato – ma devono farlo in fretta, o sarà inutile”. Dal canto suo il portavoce di Gheddafi Ibrahim continua a fare buon viso a cattiva sorte. ”Con tutto quello che sta succedendo il governo ha già dato prova della sua capacità di resistere”, ha detto. Ed ha aggiunto: ”I cieli sono in fiamme, le bombe cadono ovunque, i ribelli occupano l’est, manca il carburante, ma dov’è la sollevazione popolare? Dove sono le tribù che dovrebbero venire per cacciarci?”.

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