Libia, paura di un ‘ricatto’ di Gheddafi: Obama accelera, blitz militare per i rimpatri. Francia e Gb chiedono sanzioni

Barack Obama

NEW YORK  – L’America di Barack Obama ha fretta, abbandona la cautela usata finora sulla questione Libia. Insieme a Francia e Gran Bretagna l’idea di un blitz militare per aggirare l’ostacolo Gheddafi si fa sempre più concreta e da Londra e Parigi si leva l’appello all’Onu per sanzioni a Tripoli e per chiedere l’embargo sulle armi. Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha convocato una riunione d’emergenza.

Il primo segnale è arrivato dalla Gran Bretagna, il premier David Cameron si è detto pronto all’invio di forze speciali nelle zone calde tra Tripoli e Bengasi. Poi sul caos e sulle notizie difficili da verificare che arrivano dalla Libia è piombata l’America, con una nota ufficiale di Washington, seguita a ruota dalla Francia di Nicolas Sarkozy. Il timore dell’occidente, da Londra a Washington passando per Roma è che il regime libico possa prendere come ostaggi, come merce di scambio, inglesi, americani, italiani che poi sarebbe difficile recuperare.

Tra le opzioni allo studio alla Casa Bianca per arginare la crisi libica, c’è anche quella della no-fly zone, la zona di non volo, per porre un termine ai bombardamenti dei ribelli. In prima persona il presidente Usa Barack Obama ha già parlato, ha condannato la violenza sui civili e ora si coordina con Cameron e con Sarkozy sulle scelte da fare in Libia.

Ma come aveva spiegato in una intervista il segretario Usa alla Difesa Robert Gates, risulta difficile agli Usa organizzare una no-fly zone, come probabilmente lo è anche per i britannici. Sarebbe più facile secondo il capo del Pentagono, affidare la missione a paesi come Francia e Italia. elezioni presidenziali americane.

Secondo una nota diffusa dalla Casa Bianca, in serata ”i leader hanno discusso la gamma di opzioni che Usa e paesi europei stanno preparando per rendere il governo libico responsabile delle sue azioni, oltre a pianificare l’assistenza umanitaria”.  Sarkozy ha chiesto una nuova riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dopo quella dei giorni scorsi che ha visto l’approvazione all’unanimità di una prima dichiarazione di ferma condanna delle violenze.

Dove un primo consenso sembra delinearsi senza difficoltà tra Usa, Gb e Francia, tutti e tre con diritto di veto in seno al Consiglio di Sicurezza, è sulla necessità di espellere la Libia dal Consiglio Onu sui diritti umani. Ne parleranno a Ginevra, dove il Consiglio ha la sede, i ministri degli Esteri e tra questi il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, attesa lunedì in Svizzera.

”C’è una proposta franco-britannica nella quale abbiamo chiesto che la risoluzione preveda un embargo totale sulle armi, sanzioni e il rinvio al Tribunale penale internazionale per crimini contro l’umanità”, ha detto il capo della diplomazia francese Michele Alliot-Marie. ”La situazione è molto grave, bisogna assolutamente che la Corte internazionale dia un segnale forte”, ha aggiunto precisando che ci sono ”diverse centinaia di morti”, ma nessuna certezza sul bilancio della repressione seguita alla rivolta in Libia.

E’ vero che gli Usa non escludono mai l’opzione militare, ma si tratta di un punto fermo della loro dottrina militare, e da sempre. Ai giornalisti che gli chiedevano se erano alla studio anche le opzioni militari, il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto: ”Non escludo le nostre opzioni bilaterali, non escludo nulla”, sposando ancora una volta la tradizionale posizione statunitense.

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