Libia, morti e feriti nella “giornata della collera”

Muhammar Gheddafi

ROMA – Sull’onda delle proteste in altri paesi arabi, una ‘Giornata della collera’ ha scosso oggi anche in Libia, dove le manifestazioni anti-Gheddafi sono proseguite a Bengasi, il capoluogo della Cirenaica, e si sono estese ad altre città, scatenando la feroce repressione delle forze di sicurezza.

I siti dell’opposizione e al Jazira parlano di almeno sei morti oggi a Bengasi mentre nella vicina al Baida, secondo una Ong di Ginevra, le vittime sarebbero almeno 15.

Le manifestazioni di oggi sono state convocate in tutto il paese, con un tam tam su Internet, dalla ‘Conferenza nazionale dell’opposizione libica’, che ha le sue basi all’estero. Rigide le misure di sicurezza, soprattutto in Cirenaica, teatro già in passato di rivolte contro il regime. Un testimone oculare ha raccontato ad al Jazira di aver visto uccidere sei manifestanti sotto i suoi occhi a Bengasi, la seconda città della Libia, a circa 1.000 chilometri ad est di Tripoli. Il bilancio è stato confermato dai siti dell’opposizione al Yum e al Manara, che parlano anche di 35 feriti.

In piazza anche un gruppo di avvocati, che, radunatisi davanti a un tribunale, hanno chiesto una costituzione per il paese. Nel silenzio assoluto delle fonti ufficiali, rimane incerto il numero delle vittime degli scontri ad al Baida, 200 chilometri ad est di Bengasi. Una Ong da Ginevra Human Rights Solidarity parla di almeno 15 morti oggi. Alcuni siti di esuli avevano parlato di almeno quattro persone uccise da armi da fuoco la notte scorsa. Secondo il sito internet del giornale Qurina, vicino al figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Seif al Islam – ritenuto affidabile – le vittime della notte scorsa sono due e in seguito alla loro uccisione un alto dirigente locale della sicurezza è stato silurato.

“Stamattina sono stati segnalati ad al Baida due voli provenienti da Tripoli con miliziani giunti per colpire la gente in modo arbitrario. Abbiamo nomi di persone uccise e centinaia di persone ferite” ha detto in serata all’ANSA Saleh Khaled, di Human Rights Solidarity. Secondo la fonte, a Bengasi sono giunti ”miliziani reclutati da un figlio di Gheddafi , che non sono libici. Una folla si sta radunando davanti al tribunale. ”Sono circa 10mila e sono decisi a trascorrervi la notte”, ha detto.

Secondo Qurina, violente manifestazioni si sono svolte anche a Zenten, 145 chilometri a sud-ovest di Tripoli, dove sono stati incendiati un posto di polizia, il tribunale locale, i posti della sicurezza interna e della guardia popolare e una sede dei comitati rivoluzionari, spina dorsale del regime. Non si ha notizia di morti e di feriti negli scontri, ma diversi manifestanti sarebbero stati arrestati.

L’appello alla giornata della collera non pare essere stato seguito a Tripoli, dove il regime ha mobilitato centinaia di persone a suo sostegno, con un raduno sulla Piazza Verde, vicino alla Medina. ”Difendiamo Gheddafi e la Rivoluzione”, e ”La Rivoluzione continua”, hanno scandito. Alla rivolta anti-Gheddafi, esplosa due notti fa a Bengasi, finora il regime ha risposto con la forza. Una mossa politica, definita ”urgente”, è però in programma per lunedì, quando si terrà una riunione del Congresso Generale del Popolo, il Parlamento libico. Secondo il giornale di Seif al Islam, il Congresso potrebbe decidere un rimpasto dell’esecutivo, ai livelli più alti. ”Il Congresso – scrive il giornale, ritenuto affidabile – adottera’ i principali cambiamenti e le riforme che interessano il popolo e sceglierà di sostituire alcuni nomi di spicco degli organi esecutivi dello Stato” , scrive Qurina.

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