Libia, Haftar diserta il summit di Palermo e la Turchia se ne va

Libia, Haftar diserta il summit di Palermo e la Turchia se ne va
Libia, Haftar diserta il summit di Palermo e la Turchia se ne va (Foto Ansa)

PALERMO  –  Della Conferenza di Palermo per la Libia del 12 e 13 novembre restano la stretta di mano tra il maresciallo Khalifa Haftar e il presidente del governo di Accordo nazionale, Fayez al Serraj, e lo schiaffo della Turchia che ha abbandonato a metà giornata “con profonda delusione” villa Igiea. 

L’intesa “verbale e senza documento finale” tra le parti libiche che prevede, come già anticipato alle Nazioni unite, una conferenza generale in Libia nelle prime settimane del prossimo anno e le elezioni in primavera, passano in secondo piano. Nonostante l’entusiasmo del rappresentante speciale per l’Onu in Libia, Ghassan Salamé, che ha definito il summit di Palermo “pietra miliare per il futuro dei libici” e quello del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, secondo cui “l’Italia riunisce i protagonisti del mediterraneo e rilancia il dialogo per la Libia”, senza rivendicare “leadership” o fini economici.

Il momento più importante dalla giornata è stato quello informale, inserito in agenda solo nella tarda notte di lunedì, con la riunione voluta dal premier Conte per raggruppare attorno allo stesso tavolo, tra gli altri, Haftar, al Serraj, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e il premier russo Dmitri Medvedev. Dopo quasi tre ore “di cordialità, ottimismo accompagnato da ampi sorrisi” la riunione si conclude con gli scatti di strette di mano e abbracci. 

Scene che la Turchia, rappresentata al summit dal vice presidente Fuat Oktay, non ha digerito. In pieno svolgimento della plenaria, la delegazione di Ankara ha abbandonato infuriata la Conferenza. “L’incontro informale di questa mattina è stato presentato come una riunione tra i protagonisti del Mediterraneo. E’ un’immagine fuorviante che noi respingiamo. Per questo lasciamo questa Conferenza profondamente delusi”, ha sentenziato il vice di Recep Tayyip Erdogan.

“Qualcuno ha abusato dell’ospitalità italiana”, ha aggiunto facendo riferimento a Haftar senza nominarlo. “Mi è dispiaciuto che la Turchia si sia allontanata dalla Conferenza per la Libia. Ma io ho letto il comunicato e non ce l’hanno affatto con l’Italia, e questo non altera il clima positivo registrato nel complesso di questo incontro a Palermo”, ha ammesso qualche ora più tardi il premier Conte. “Mi è dispiaciuto personalmente ma dobbiamo anche accettare che ci siano particolari sensibilità”, ha aggiunto. 

E se la Turchia si è ritirata a metà dei lavori, il portavoce di Haftar già la mattina presto aveva precisato che il comandante della Cirenaica non avrebbe preso parte ai lavori. Lo stesso ha fatto il presidente al Sisi che ha lasciato Palermo subito dopo il mini summit informale.

L’intesa verbale prevede una tregua politica, ovviamente oltre a quella militare, che preservi lo status quo e traghetti il Paese verso le elezioni presidenziali in primavera passando per una Conferenza da tenere in Libia che coinvolga quanto più possibile i libici. “Non si cambia il cavallo in mezzo al fiume”, avrebbe rassicurato Haftar ad al Serraj durante l’incontro informale. Un proverbio che suona come un patto di tregua temporanea perché, per quanto possa essere largo un fiume, c’è sempre una riva dall’altra parte.  

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