Libia, parla Jalil: “No all’Aja. Gheddafi lo processiamo noi”

Mustafa Abdel Jalil (Foto LaPresse)

TRIPOLI, 24 AGO – ”L’epoca di Gheddafi è finita, anche se tutto si concluderà soltanto con la sua cattura e con la sua condanna per i crimini che ha compiuto”. Il presidente del Consiglio nazionale di transizione Mustafa Abdel Jalil, intervistato da Repubblica, spiega che che il Cnt è orientato a ”giudicare il rais e la sua banda con un processo giusto, ma da svolgersi in Libia”.

”Voglio che li prendano vivi e che siano trattati diversamente da come il Colonnello trattava gli avversari”, anche se, ammette Jalil, ”ho paura che qualcuno possa applicare la legge del taglione. Perciò ho chiesto ai nostri uomini che in queste ore combattono a Tripoli di non infierire sugli ex nemici. Gli ho detto di non farsi giustizia da soli”.

In merito all’annunciato arresto di due dei figli di Gheddafi, Saif Al Islam e Mohamad, ”avremmo potuto imprigionarli – dice – ma volevamo che fossero trattati bene. I due fratelli erano stati semplicemente messi agli arresti domiciliari”.

Sul futuro della Libia, ”tra otto mesi si terranno le prime elezioni libere del nostro Paese. Vogliamo un governo democratico – sottolinea Jalil – e una Costituzione giusta. Soprattutto non vogliamo più essere isolati dal mondo”. A livello internazionale ”la nuova Libia avrà forti relazioni con gli altri Paesi”, afferma il leader del Cnt.

”Rispetteremo tutti i trattati presi in precedenza e assicureremo che vengano rispettati i diritti umani e lo Stato di diritto”. La Libia, aggiunge, ”avrà relazioni speciali con i Paesi che hanno sostenuto la nostra lotta di liberazione dal suo inizio, e tra questi figura ovviamente anche l’Italia”.

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