Libia, la figlia di Gheddafi: "Trattative dirette con insorti"

ROMA, 30 GIU – Negoziati ''diretti'' del regime con i ribelli per mettere fine alla carneficina in Libia. A riferirne stavolta non sono indiscrezioni o intermediari ma, per la prima volta, una delle persone piu' vicine a Muammar Gheddafi, Aisha, 35 anni, unica figlia del colonnello, ancora accanto all'amato padre nella residenza bunker tripolina di Bab al-Aziziya.

''Vi sono attualmente negoziati diretti e indiretti – ha detto Aisha Gheddafi in un'intervista data ieri sera alla tv France 2 e trasmessa oggi -. Noi stiamo agendo perche cessi lo spargimento del sangue dei libici e per questo siamo pronti ad allearci anche con il diavolo, i ribelli armati''.

Verita' o ennesimo tentativo dilatorio di un regime agonizzante? L'opposizione libica ha menzionato varie volte contatti indiretti ''tramite intermediari''. Ma questi negoziati ''non sono mai diretti'', aveva dichiarato il 24 giugno scorso Mahmud Shammam, portavoce del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) degli insorti.

L'unico ad aver parlato di colloqui diretti tra rappresentanti del regime e insorti, dopo un colloquio con il premier libico, era stato lo scorso 16 giugno l'inviato russo a Tripoli. Ma non se ne era avuta nessuna conferma.

Ad una domanda su un eventuale abbandono del potere da parte del padre, Aisha, che fa l'avvocato, non ha risposto direttamente, ma ha affermato che Gheddafi è ''un simbolo'', una ''guida'' per il popolo libico. ''Dove volete che vada? – ha chiesto – Questo è il suo Paese, la sua terra, il suo popolo…''. Sul fronte diplomatico, intanto, montano le polemiche per la decisione della Francia di inviare armi ai ribelli, paracadutando un piccolo arsenale durante un'operazione di ''rifornimento umanitario''.

Mosca chiede spiegazioni a Parigi di fronte a quella che ritiene una ''grave violazione'' della risoluzione dell'Onu. Pechino richiama tutti paesi coinvolti in Libia ad ''attenersi strettamente al mandato'' del consiglio di sicurezza. Mentre la Gran Bretagna e la stessa Nato prendono le distanze da un'iniziativa sulla quale l'alleanza assicura di non avere alcuna ''informazione''. E la mossa di Parigi non e' piaciuta neppure all'Unione africana, riunita oggi a Malabo, convinta che le armi finiranno nelle mani sbagliate.

Un coro di critiche alle quali la Francia si limita a rispondere correggendo il tiro delle indiscrezioni trapelate ieri sulla stampa d'oltralpe, che parlava anche di armamenti pesanti. ''Non e' stato paracadutato nessun missile anticarro'', ha assicurato il portavoce dello Stato maggiore Thierry Burkhard, spiegando che agli insorti sono state fornite solo ''armi leggere'', per uso individuale.

''Aspettiamo risposte – ha detto il ministro degli esteri Serghiei Lavrov -. Se cio' fosse confermato sarebbe una grave violazione della risoluzione 1970 del consiglio di sicurezza Onu''.

''La Cina – ha detto da parte sua il portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei – si appella alla comunita' internazionale affinche' segua strettamente lo spirito della risoluzione''.

Prende le distanze la Nato, che esclude di esser stata coinvolta e assicura che si tratta di un'iniziativa della quale, ha spiegato il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, l'alleanza ''non ha informazioni''. Uno scatto in avanti individuale, insomma, dal quale si smarca anche la Gran Bretagna che, pur precisando di non voler criticare la Francia, assicura di non aver alcuna intenzione di dare armi ai ribelli.

L'Italia non commenta la decisione francese, ma Roma ha piu' volte ribadito di essere disposta a fornire ''materiale per l'autodifesa'', non armi. Sul campo, intanto, il rais ha ottenuto il pieno appoggio delle donne, scese in campo, armi in mano, per ''difendere la Libia'', secondo la Cnn.

Gestione cookie