Libia, Frattini a Londra: “Unanimità su un punto: Gheddafi deve lasciare il paese”

Franco Frattini (Foto LaPresse)

LONDRA – Il Comitato nazionale di transizione di Bengasi (Cnt) ”è un interlocutore sempre più credibile’‘. E’ quanto ha sottolineato il ministro degli Esteri Franco Frattini al termine della conferenza di Londra sulla Libia ricordando che oggi il Cnt ha presentato una serie di punti quali le elezioni libere, uno Stato laico, il rispetto dei diritti e ha ”confermato che saranno rispettati i patti assunti a livello internazionale”.

”Che contribuirà cioè ad una continuità” nell’azione del paese ma ”con una discontinuità nell’azione di governo”. Il capo della diplomazia italiana ha quindi annunciato che l’Italia sta considerando di invitarlo ”in via informale alla prossima riunione del ‘5+5’ che si terrà a Napoli nelle prossime settimane”.

Nessun ”salvacondotto” a Muammar Gheddafi perché ”esilio non vuol dire immunità”: lo ha precisato il ministro degli Esteri Franco Frattini al termine della Conferenza di Londra sulla Libia ricordando che l’Italia è uno dei Paesi fondatori della Corte Penale Internazionale (Cpi). Secondo il ministro quindi ”non si può promettere un salvacondotto” al rais perché ciò rappresenterebbe ”una violazione” dello Statuto di Roma, cioè il testo fondamentale della Cpi.

Il ministro degli Esteri italiano ha espresso “rammarico” per l’assenza oggi alla conferenza di Londra sulla Libia dell’Unione Africana (Ua). Ma ”non ci arrendiamo: intendiamo coinvolgerla”, ha spiegato il capo della diplomazia italiana al termine dei lavori nella capitale britannica spiegando che l’assenza dell’Ua a Londra è motivata dal fatto che l’organizzazione panafricana ”non era riuscita a raggiungere un’ unanimità al suo interno”.

Quello di un possibile esilio a Gheddafi ”è uno degli argomenti di cui abbiamo parlato”, ha detto Frattini al termine della conferenza di Londra,  precisando comunque che non si potrà ”promettere un salvacondotto: pensiamo che lasci il Paese ma nessuno può immaginare all’immunità giurisdizionale e tanto meno noi che siamo tra i fondatori della Cpi”, ha spiegato il capo della diplomazia italiana tornando al rilancio l’ipotesi di un ruolo dell’Unione africana: ”Non è un segreto possa fare da leva ma queste cose per avere successo devono essere fatte con discrezione”, ha aggiunto ricordando che e’ ”indispensabile vi siano paesi disponibili ad accogliere Gheddafi e la sua famiglia”.

Quello raggiunto a Londra, ha detto ancora il numero uno della Farnesina, è ”un risultato politico estremamente positivo: c’è infatti un’unità di visione sul fatto che la missione nel paese non è un fine ma che l’obiettivo è una soluzione politica per il futuro della Libia”. C’è condivisione sul fatto che spetti ai libici decidere il loro futuro attraverso un processo che possa vedere il Cnt assumerne la guida a cui ”Gheddafi non partecipi: il Rais deve lasciare”, ha aggiunto il ministro.

Frattini ha quindi ribadito l’esigenza di ”sostenere un’azione condivisa per l’avvio di un dialogo che includa tutte le parti del territorio libico, sia i gruppi tribali come tutte le forze organizzate in vista di un percorso che potrebbe portare alla definizione di una Costituzione”. In questo contesto ”il cessate il fuoco è certamente indispensabile” e ha come precondizione l’uscita di Gheddafi ”altrimenti – ha spiegato il ministro – si rischierebbe un paese diviso in due”.

Altro punto fondamentale resta quello del sostegno umanitario che è stato oggetto anche del confronto del ministro con il colleghi di Qatar, EAU e Turchia. ”Come Italia continueremo ad essere protagonisti delle azioni umanitarie e stiamo pensando con questi paesi a corridoi che non riguardino solo l’est ma anche a zone come Misurata che quando le truppe di Gheddafi si ritireranno resterà abbandonata alla devastazione”. Frattini ha così ricordato che in questo contesto è prevista la missione umanitaria dell’Ue che avrà a Roma il suo quartier generale operativo.

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