Libia, tra Maradona e suite per i cani, la vita “modesta” dei rampolli di casa Gheddafi

Saadi Gheddafi

ROMA – “Siamo una famiglia molto modesta e lo sanno tutti”: da questa frase di Seif al Islam Gheddafi, figlio dell’assediato rais libico, parte un lungo articolo di Gian Antonio Stella in cui il cronista del Corriere della Sera sottolinea quanto la reale – in ogni senso – condizione della famiglia Gheddafi sia lontana da quell’affermazione.

Stella ricorda come all’hotel “La di Moret” di Udine, dove Saadi Gheddafi ha alloggiato quand’era in forze all’Udinese, la sua “cagnolina” doberman Dina avesse una stanza tutta per sé. Un’altra era dedicata al suo personal trainer, suo della cagna, non del giovane.

Nello stesso albergo – di lusso, superfluo dirlo – il rampollo aspirante calciatore aveva affittat0 13 stanze, oltre ad una suite imperiale per sé e la moglie.

Sempre per permettere alla sua amata Dina di correre libera aveva affittato Villa Miotti, dimora a Tricesimo di ventidue stanze più bagni affittata al prezzo di 13mila euro al mese.

Stella ricorda poi di quando lo incontrò a Rimini. Alla domanda del perché si trovasse lì, il giovane rispose “Perché tutti i ricchi vanno in vacanza in Costa Smeralda” . Non ama i ricchi, gli domandò il cronista? “Non tanto, preferisco il popolo che viene qui”.

E lì Saadi girava con la moglie Amirah Ehlamedi a bordo di una “popolarissima” Ferrari Testarossa. Per quanto riguarda poi l’alloggio, il rampollo di casa Gheddafi aveva scelto l’altrettanto “popolare” Grand Hotel: un milione a notte per la suite nel lontano 1995.

Ma nulla in confronto alle spese a Rapallo: qui, per una quarantina di notti al Grand Hotel Excelsior insieme ai due cani, ciascuno con i propri accompagnatori, il figlio del Colonnello spese 392 mila euro. Pagati dalla Libia solo dopo una causa giudiziaria, perché il giovane Saadi dopo aver firmato la ricevuta se n’era dimenticato.

Stesso copione a Perugia. Questa volta il giovane giocava nella squadra di Luciano Gaucci. E nella città umbra scelse come dimora provvisoria il Grand Hotel Brufani. Tra moglie, figli, segretari, assistenti, amici, guardie del corpo erano in 42.

Eppure le sue dotti calcistiche non erano certo notevoli. Questo nonostante il rampollo non si fosse risparmiato neppure nella sua preparazione agonistica, assumendo come personal trainer – questa volta suo, e non dei cani –  niente po’ po’ di meno che Diego Armando Maradona. Costo del mese di full immersion calcistica insieme al pibe de oro: 5 milioni di euro.

Certo, fa notare Stella, mai più vero è stato il detto “tale padre tale figlio”. Perché il Gheddafi che ricorda la modestia beduina è lo stesso che si presentò al vertice in Ghana con un corte di trecento lussuose automobili e un conytainer pieno di agnelli macellati.

Lo stesso “modesto” Seif al Islam finì sulle prime pagine dei tabloid inglesi quando, un paio d’anni fa, comprò per 10 milioni di sterline una villa con otto camere da letto a Hampstead, nel nord di Londra, piscina e cinema incluso.

Lo stesso Seif poco prima, nel marzo del 2006, non aveva dimenticato di invitare amici e, soprattutto, amiche all’oasi di Jalu, in pieno deserto, a 1250 chilometri a sud di Tripoli, per permettere loro – bontà sua – di rimirare meglio l’eclissi di sole.

Medesima magnanimità il giovin Gheddafi ha dimostrati in occasione del Capodanno 2009, con una grandiosa festa all’isola caraibica di St Barth. Stufo del solito pianobar,  per un milioncino di dollari fece arrivare Mariah Carey.

Un’usanza fatta propria anche dal fratello Hannibal, che per una serata scelse Beyoncé Knowles. Costo della sola presenza canora: due milioni di dollari.

Hannibal Gheddafi non si accontenta però dei soli capricci lussuosi. Sarebbe tendente anche ad una certa violenza domestica. Questo almeno stando alle denunce della fidanzata Aline Skaf e dei domestici, che l’hanno portato davanti ad un tribunale europeo per le 22 ore di servizio quotidiano “quasi senza mangiare, cinghiate e sberle alla minima occasione, insulti e un salario da fame pagato una volta all’anno”

Non era la prima volta che Hannibal finiva nei guai. Una volta in Costa Smeralda gareggiò con il fratello Mutassem sulle strade prima, e poi in una sfida a chi lanciasse più bottiglie di champagne Veuve Clicquot dalla finestra della magnifica villa che avevano affittato a Porto Cervo.

Non si risparmia neppure Aisha, unica figlia femmina del rais libico, avvocato che difese Saddam Hussein: quando si trova a Londra alloggia al Dorchester Hotel. Sceglie la suite, al “modico” prezzo di 2mila euro a notte.

Certo, la modestia non è mai sembrata un concetto più soggettivo.

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