ROMA – Dopo avere imposto alla Libia sanzioni contro l’ente petrolifero nazionale (Noc) e a cinque sue affiliate, che da oggi hanno beni e asset congelati sul territorio europeo, i leader della Ue si preparano a prendere ulteriori passi per privare il regime libico di Muammar Gheddafi dei mezzi finanziari, incluso l’embargo totale del petrolio.
”Contro la Libia serve un embargo petrolifero completo, oltre ad ampie restrizioni al commercio”, ha lanciato da Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel.
La proposta è giunta poche ore prima dell’avvio di un vertice Ue preceduto da aspre divisioni sull’intervento militare in Libia e lo scontro sulla catena di comando tra la coalizione e la Nato e sul quale è invece piombato da Ankara l’annuncio di un accordo su un ruolo chiave dell’Alleanza atlantica.
Merkel ha auspicato che sia possibile trovare tra i partner Ue una posizione comune sull’embargo totale del petrolio. Dopo essersi astenuta sulla risoluzione Onu, dividendo il fronte europeo, e avere deciso di non partecipare ad alcuna azione militare, contribuendo alla crisi dell’Alleanza, la Germania è determinata ad usare lo strumento delle sanzioni per esprimere la propria ferma contrarietà al regime di Gheddafi.
”La questione è sul tavolo ed è probabile che ci sia un appello dei leader a valutare ulteriori misure restrittive”, hanno riferito fonti del Consiglio. L’Italia ha indicato di non essere contraria ”in linea di principio”, precisando però di ritenere più opportuno una decisione assunta nella cornice dell’Onu.
L’opinione dell’Italia è condivisa da altri partner, che ritengono che l’embargo petrolifero contro la Libia sarebbe molto più efficace se applicato su scala mondiale, con una decisione delle Nazioni Unite. Diversamente, potrebbe avere l’effetto di stornare i flussi di petrolio dall’Europa verso altri paesi, come l’India o la Cina, così come peraltro minacciato da Gheddafi.
Il valore economico delle sanzioni operative da oggi e anche di un eventuale embargo petrolifero totale al momento non sarebbe rilevante. I combattimenti in corso hanno già fatto crollare il mercato petrolifero libico: l’ultimo carico di petrolio ad avere lasciato la Libia risale infatti al 19 febbraio scorso e al momento la produzione di greggio è di circa 200 mila barili al giorno, contro circa il milione e mezzo del periodo precedente la rivolta. Il valore politico sarebbe però molto alto, segnando un ulteriore isolamento economico internazionale della Libia.
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