TRIPOLI, LIBIA – Gli Stati Uniti stanno discutendo con le autorita’ di Tripoli un finanziamento per recuperare, acquistandoli, migliaia di missili portatili antiaereo presi nelle caserme libiche da rivoluzionari e miliziani durante la rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi.
Si tratta dei Man-Portable Air Defense System (Manpads), ricercatissimi sul mercato nero, e degli SA-7 di fabbricazione sovietica.
Sono armi leggere, facili da usare, che hanno un sistema di ricerca del calore e che rappresentano una minaccia limitata per i moderni aerei militari, ma che pongono gravi rischi per gli aerei commerciali, raramente dotati di sistemi di difesa da missili del genere. Il timore e’ che possano finire sul mercato nero e quindi facilmente nelle mani di organizzazioni terroristiche, non ultima Al Qaeda.
Secondo quanto hanno riferito fonti dell’amministrazione Usa al New York Times, i dettagli dell’accordo sono ancora in elaborazione, ma nella sostanza, gli Stati Uniti forniranno alla Libia denaro e sostegno tecnico per acquisire i missili e metterli in sicurezza, o distruggerli.
Gli Stati Uniti hanno gia’ stanziato 40 milioni di dollari per la messa in sicurezza di armi dei ribelli libici, da destinare in gran parte proprio per i missili antiaereo, mentre non e’ stato ancora definito un vero e proprio bilancio, nè stabilito un prezzo per ciascun missile e i suoi componenti.
Un programma del genere e’ stato realizzato in passato anche in Afghanistan, dove gli Stati Uniti hanno ricomprato molti dei missili Stinger che avevano fornito alle forze che negli anni ’80 combattevano contro l’occupazione sovietica.
Secondo le stime del governo Usa, il regime di Gheddafi ha importato da Paesi dell’Est nel corso degli anni circa 20 mila missili dello stesso tipo. Il numero di quelli mancanti e’ decisamente inferiore, ma stime precise non ce ne sono.