Libia, “cinquanta morti”. I manifestanti si ribellano e impiccano tre poliziotti

ROMA – Le proteste nel Maghreb e nel Medio Oriente continuano e non danno segni di cedimento, anzi. Nella Libia del colonnello Muhammar Gheddafi gli scontri di questi giorni avrebbero fatto, secondo l’opposizione, 50 morti.  Solo oggi le manifestazioni anti-Gheddafi in Libia hanno causato almeno 20 morti a Bengasi, la seconda città libica, e sette a Derna, un’altra località nell’est del Paese.

Ma i manifestanti non sono stati solo vittime: secondo un giornale vicino al figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Seif, tre poliziotti sarebbero stati impiccati proprio dai civili.

Altri poliziotti e militari disertori, invece, si sarebbero uniti alle proteste, e insieme ai manifestanti sarebbero riusciti a sopraffare le forze di sicurezza libiche e ad assumere il controllo di Beida, terza città del Paese in Cirenaica.

La città sarebbe ormai sotto il controllo del popolo, almeno secondo quanto ha dichiarato Giumma el-Omami del gruppo ‘Libyan Human Rights Solidarity’. “La città è fuori dal controllo del regime di Muammar Gheddafi”, conferma Fathi al-Farwali del Comitato Libico per la Verità e la Giustizia. Le affermazioni dei due oppositori non hanno però trovato finora riscontri da parte di fonti indipendenti.

Beida è stata la città che ha pagato di più la repressione: un battaglione delle forze speciali del figlio del colonnello Gheddafi, Hamis, avrebbe represso nel sangue le proteste.

I manifestanti hanno incendiato la sede della radio locale a Bengasi, nella Libia orientale, dopo il ritiro delle forze che garantivano la sicurezza dell’edificio.

Città libere. Un ormai noto esule libico in Svizzera, basandosi su informazioni raccolte in Libia, ha sostenuto che vi sono due ”città libere”: ”il potere è passato al popolo” ad Al Baida e Derna, ha detto all’ANSA Hassan Al Jahmi, il promotore dell’ ”appello alla Giornata della collera” su Facebook che conta quasi 30 mila simpatizzanti.

Oscurati Facebook e Twitter. Le autorità libiche hanno oscurato i social network Facebook e Twitter per tutti gli internauti di Tripoli. Lo riferisce la tv Al-Jazira. Le reti sociali sono in questo momento tra le poche fonti di informazione su quanto sta accadendo nel paese.

La condanna degli Stati Uniti. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha espresso parole di condanna nei confronti delle repressioni violente contro le manifestazioni anti-governative in Medio Oriente e Nordafrica. “Sono profondamente preoccupato dalle notizie delle violenze in Bahrein, Libia e Yemen”, ha scritto Obama in un comunicato. “Gli Stati Uniti condannano l’uso della violenza da parte dei governi nei confronti dei pacifici manifestanti di questi paesi”.

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