NICOSIA – Tutti invocano la Nato e se davvero dovesse intervenire la Turchia ha parere in merito. Cosa farà Ankara? Sta modificando la propria posizione riguardo all’intervento della coalizione alleata in Libia cui fino a pochi giorni fa si opponeva categoricamente e tra gli addetti ai lavori già si vocifera della possibilità alla fine possa approvare sia le misure militari sia quelle politiche previste nei piani della Nato.
Il premier Tayyip Erdogan, appena rientrato da Mecca, in Arabia Saudita, ha presieduto una riunione cui hanno preso parte i più alti gradi delle forze armate, funzionari del ministero degli Esteri e dei servizi segreti. Nulla di ufficiale è trapelato sinora ma analisti locali ed occidentali sono propensi a ritenere che il governo di radici islamiche dell’Akp abbia deciso di avvicinarsi alle posizioni della comunità internazionale che da subito ha richiesto l’intervento della coalizione alleata a protezione dei civili libici presi di mira dall’esercito di Gheddafi. Stamani Erdogan aveva detto che la Turchia vuole che l’operazione alleata contro la Libia si concluda al piu’ presto in modo che i libici possano decidere del proprio futuro e non che finisca con un’occupazione militare del Paese ricco di gas e petrolio.
Questo cambiamento della posizione della Turchia a favore della coalizione occidentale era stato velatamente anticipato sabato in tarda serata da un comunicato del ministero degli Esteri in cui si affermava che la Turchia (che e’ membro della Nato) avrebbe dato ”il necessario e adeguato contributo nazionale per la messa in atto della no-fly zone sulla Libia e delle misure per proteggere i civili. In tale quadro si stanno effettuando i necessari preparativi e studi in coordinamento con le autorita’ civili e militari”, concludeva il documento senza fornire ulteriori dettagli. Il rappresentante turco ha ribadito la contrarieta’ del suo paese alla no-fly zone e chiesto di riesaminare il ruolo della Nato dopo la risoluzione 1973 dell’Onu (di fatto impedendo di dare il via libera ai piani gia’ pronti della Nato), il capo della diplomazia di Ankara ha corretto il tiro e anche i toni.
La Turchia, ha detto infatti il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu, vuole chiarimenti sui piani della Nato in Libia e ritiene che il modo in cui e’ stata costituita la coalizione per attaccare il paese nord-africano non è conforme alle norme internazionali. ”Abbiamo posto domande legittime durante la riunione di ieri. Non era nostra intenzione ostacolare il processo”, ha detto il ministro. L’iniziale contrarietà di Erdogan si può spiegare con la preoccupazione per il fatto che – sostenendo una ristretta alleanza occidentale – i turchi (che il 12 giugno voteranno per le politiche) potessero accusarlo di ”collaborare con l’Occidente contro i musulmani”.
A indurlo a modificare la sua posizione nei confronti dell’intervento militare alleato contro Gheddafi, secondo vari analisti, ci sarebbe il fatto che la Turchia ha in Libia investimenti, soprattutto nel settore delle costruzioni, valutati fra gli otto e i 13 miliardi di dollari. Fin quando c’era qualche probabilità che Gheddafi sarebbe riuscito a domare la rivolta, gli interessi turchi in Libia erano al sicuro. Ma adesso che un cambio di regime sembra inevitabile, piu’ esso sara’ cruento e piu’ cresce il rischio che il nuovo governo di Tripoli non sarà così amichevole con quello di Ankara.