Libia. Usa e alleati valutano opzioni per fermare Gheddafi

Mezzo da sbarco dei marines americani

WASHINGTON, STATI UNITI – L’amministrazione del presidente Barack Obama e i suoi strateghi militari stanno valutando, come altri Paesi occidentali, quali sarebbero le migliori opzioni per fermare la sanguinosa rappresaglia del colonnello libico Muammar Gheddafi contro i rivoltosi che vogliono cacciarlo.

I leader dei ribelli hanno implorato gli Stati Uniti di colpire truppe e armamenti che hanno fatto strage di civili e attaccato le roccaforti della rivolta.

Come risposta, tre influenti senatori di Washington di entrambi i partiti, hanno rinnovato la richiesta della chiusura dello spazio aereo libico per impedire agli aerei del rais di bombardare e mitragliare il suo popolo. Hanno anche esortato l’amministrazione Obama ad una risposta più aggressiva, come fornire servizi di intelligence, armi ed addestramento dei ribelli.

Il ministro della Difesa Robert Gates e alti ufficiali militari hanno avvertito delle conseguenze negative che avrebbe un attacco americano contro una nazione islamica, anche in appoggio di una rivolta popolare. Gli strateghi militari del Pentagono stanno così presentando una vasta gamma di proposte, a seconda degli sviluppi della situazione in Libia e di quanto decisa vorrà essere la risposta deli Stati Uniti e dei suoi alleati.

Per esempio, anche senza sparare un colpo è possibile dallo spazio aereo internazionale creare scompiglio nelle comunicazioni del governo di Tripoli con le sue unità militari. Funzionari dell’amministrazione hanno detto che questo tipo di iniziativa è già in fase di allestimento. Per una risposta più dura, scrive il New York Times, a portata di tiro contro Tripoli ci sono unità di marines a bordo di due unità di assalto anfibie, la Kearsarge e la Ponce, appogiate da altre navi.

Questa task force include caccia Harrier, che non solo possono bombardare, mitragliare e prendere parte a combattimenti aerei, ma anche trasportare equipagiamento per monitorare i movimenti militari terrestri in Libia. Include inoltre elicotteri d’assalto, aerei da trasporto e mezzi da sbarco che possono approdare ovunque lungo le coste libiche con a bordo 400 marines.

Se Obama dovesse approvare altri mezzi di intervento, potrebbe ordinare la distruzione di postazioni missilistiche, piste aeroportuali e centri di controllo radar. Od anche lanciare da aerei armi e rifornimenti ai ribelli, come proposto da Stephen Hadley, ex-consigliere per la sicurezza nazionale del presidente George Bush.

Potrebbero anche essere lanciati una serie di attacchi contro importanti obiettivi militari e governativi, come fatto nel 1985 nel Golfo di Sidra dopo che la Libia fu ritenuta responsabile della distruzione di un locale notturno a Berlino frequentato da militari americani. Per missioni contro la Libia in Europa non mancano le basi aeree, senza contare la portaerei Enterprise e la flottiglia di accompagnamento, che si stanno dirigendo verso il Canale di Suez per entrare nel Mediterraneo.

In oni caso, secondo il generale John Jumper, comandante di tutte le missioni aeree americane nel Medio Oriente dal 1994 al 1996, sarebbe prioritaria ed essenziale la distruzione delle postazioni radar e delle rampe di lancio missilistiche della Libia mediante il lancio di missili da navi da guerra o sottomarini.

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