X

Berlusconi: “Convincerò Gheddafi ad andare in esilio”

di Warsamé Dini Casali |23 Marzo 2011 9:35

ROMA – “Dobbiamo smetterla di dare l’impressione di essere in guerra”: l’ingiunzione di Berlusconi ai  suoi è perentoria. Il governo, dopo l’iniziale sbandamento seguito agli attacchi aerei alleati, intravvede una via stretta ma praticabile dove le armi tacciano e la diplomazia recuperi le sue prerogative. L’intervento di Obama a favore di un coinvolgimento Nato alla guida della coalizione ha un po’ riequilibrato il peso di Francia e Gran Bretagna, ridimensionando in parte il protagonismo di Sarkozy. Ed era ciò che si aspettavano a Roma. Gli italiani sono spaventati, è il ragionamento del premier: e se si aprisse un pertugio per un negoziato, l’Italia potrebbe ritagliarsi un ruolo decisivo di mediazione. Il premier è rimasto sinceramente sconvolto dalle immagini del bombardamento del bunker del raìs. “Non gli va torto un capello” va sostenendo. L’antica frequentazione con il Colonnello, l’altissima stima di sé, uno sguardo agli interessi italiani in Libia, gli suggeriscono un obiettivo concreto e di grande prestigio: magari a fianco dell’Unione africana, vuole convincere Gheddafi ad andare in esilio, salvandogli la vita. E i sondaggi che premiano la scelta pacifista di Angela Merkel lo confortano a proseguire.

Per questo, è necessaria e urgente una tregua. Alle Nazioni Unite il compito di verificarne la tenuta: quindi avviare un confronto tra l’ex despota e il Comitato degli insorti di Bengasi, città dove abbiamo da poco riaperto il consolato italiano. Con Berlusconi in mezzo a far da paciere. Che finalmente potrebbe incassare un plauso generale della comunità internazionale. Di riferire in Parlamento su sviluppi e finalità della missione in questo momento non ha nessuna voglia: ma nel caso di una tregua sarebbe persino disposto a recarsi di persona a Tripoli. Obiettivo italiano è che la Libia torni il prima possibile alla stabilità, preferibilmente indivisa.  Se le ambizioni del premier italiano sono fondate basterà tenere d’occhio le sorti del raìs: si vocifera che l’agenda franco-britannica sia ispirata a una “hidden strategy” (strategia nascosta) che esige innanzi tutto la testa del dittatore.

Armi diplomatiche a disposizione su cui Berlusconi può contare ci sono, basta che gli aerei non lascino le rampe di lancio. Non è un mistero la sintonia con la Russia e in particolare con Putin, che non aveva usato mezzi termini per denunciare  la follia di una missione “crociata”. Anche la Germania è ostile alla guerra e la Merkel ha addirittura richiamato lo sparuto drappello di mezzi e uomini di stanza nel Mediterraneo. Con il coinvolgimento della Nato bisognerà fare i conti con la Turchia musulmana, per niente convinta che bombardare altri musulmani possa restare senza conseguenze.

Nel frattempo un’altra questione va posta con forza, che fare con le migliaia di “boat people” in procinto di raggiungere le coste italiane. Berlusconi deve convincere gli alleati europei a condividere il peso di questo esodo (burden sharing), magari a costo di minacciare il ritiro della disponibilità ad usare le basi come extrema ratio. Si prevede battaglia al Consiglio europeo fissato per giovedì 24 marzo a Bruxelles.

Scelti per te