Lo Sceriffo di Los Angeles dice No a Trump: non deporteremo i clandestini, non è il nostro job

Sceriffo di Los Angeles dice No a Trump: non deporteremo i clandestini, non è il nostro job
Sceriffo di Los Angeles dice No a Trump: non deporteremo i clandestini, non è il nostro job. Nella foto lo sceriffo Charlie Beck

LOS ANGELES – Lo sceriffo di Los Angeles Charlie Beck dice no al neo presidente Donald Trump. E il rifiuto riguarda uno dei capisaldi della campagna elettorale con cui il miliardario ha vinto le elezioni presidenziali: la deportazione dei clandestini fuori dai confini degli Stati Uniti. Deportazione che, nel disegno di Trump, proprio nella polizia aveva il suo braccio armato. Beck  la pensa diversamente e onestamente è difficile dargli torto: “Non è il nostro lavoro e non lo diventerà, non ce ne occuperemo noi”. 

Spiega il Los Angeles Times che la polizia di Los Angeles da decenni ha preso le distanze dalle politiche federali in materia di immigrazione. La prassi è tanto semplice quanto consolidata: quando fermano un sospettato i poliziotti di Los Angelse non chiedono e non si interessano alla sua cittadinanza. Si persegue il crimine ed evidentemente non si considera tale, da quelle parti, l’immigrazione clandestina. Tutto risale a un ordine speciale firmato dall’allora capo Daryl Gates: correva l’anno 1979 e da allora, dal divieto di perseguire un cittadino soltanto per la questione immigrazione clandestina, nulla è cambiato.

L’attuale sceriffo Charlie Beck intende mantenere intatta questa tradizione di tolleranza. “Non ho intenzione di fare niente di diverso”, ha detto. “Non abbiamo intenzione di impegnarci in attività di contrasto basate esclusivamente sulla condizione di immigrazione di qualcuno. Non abbiamo intenzione di lavorare in collaborazione con la Sicurezza per aumentare le espulsioni. Questo non è il nostro lavoro e non diventerà il nostro lavoro”.

Dalla parte dello sceriffo c’è anche il sindaco di Los Angeles, pronto, sempre secondo riporta il Los Angeles Times, a battersi contro eventuali decisioni di Trump punitive nei confronti del milione di stranieri che, a oggi, è stimato vivere nella metropoli.

 

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