Marò venduti ai fabbricanti di scarpe? In cambio l’ India…

Marò venduti ai fabbricanti di scarpe? In cambio l' India...
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre nella divisa del Battaglione San Marco

NEW DELHI – I Marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rischiano di essere sacrificati e la dignità dell’ Italia rischia di finire sotto i tacchi degli interessi dei fabbricanti di scarpe italiani. I Marò Latorre e Girone sono al centro di una trattativa segreta in corso fra India e Italia. che rischia di diventare una ennesima calata di braghe da parte italiana, nell’interesse dei fabbricanti di scarpe italini che vogliono andare a produrre in India.

Latorre, che è già in Italia, e Girone, che è ancora ostaggio in India, sarebbero lasciati alla mercé della Corte suprema indiana in cambio di concessioni di politica internazionale sulle due iniziative ostili messe in atto dal Governo Renzi, in particolare dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e dal ministro degli esteri della Ue Federica Mogherini, dopo anni di disastrosa conduzione della vicenda da parte dei Governi Monti e Letta.

Se Gentiloni e  Mogherini abbasseranno la guardia, andrà perduto quello di buono che hanno fatto per difendere la dignità italiana e anche la forza dell’Italia ai futuri tavoli di negoziato del mondo, rinunciando al birignao dei diplomatici italiani e compiendo atti concreti.

La notizia, uscita su un giornale indiano, mette in una prospettiva nuova le recenti parole di ottimismo del ministro della Difesa Roberta Pinotti.

A leggere quello che scrive il quotidiano di Calcutta The Telegraph il Governo indiano pretende dall’Italia molto di più di quello che vuole concedere, una vera e propria resa senza condizioni. Da una parte

l’India “non si opporrà ad una richiesta italiana davanti alla Corte suprema di permettere a Salvatore Girone di ritornare in Italia”.

In altre parole, non c’è niente di certo, perché a decidere sarà sempre la Corte suprema indiana e l’accordo dovrebbe stabilire che comunque l’Italia si impegna davanti alla Corte suprema a rimandare Latorre e Girone per un processo in India qualora in tribunale internazionale del mare di Amburgo, cui l’Italia si è rivolta, si esprimesse a favore dell’India sul tema della giurisdizione.

In cambio, però, totale resa dell’Italia sui due punti che all’India fanno male:

l’Italia ritirare il veto di settembre alla adesione dell’India al MTCR, l’insieme di quattro importanti organismi di controllo delle modalità di esportazione: Nuclear Suppliers Group (Nsg), Missile Technology Control Regime (Mtcr), Wassenaar Arrangement e Australia Group.

 

l’Italia togliere il blocco imposto alla Unione Europea a un accordo commerciale con l’India.

All’India queste due iniziative italiane danno fastidio, già il loro primo ministro Modi ha dovuto far saltare un viaggio in Europa in autunno e ora che ne è in vista un altro, nella prima metà del 2016, vorrebbe che tutti gli ostacoli fossero stati tolti. Il primo ministro indiano però non può fare più di tanto in India sul tema dei Marò, perché è politicamente esplosivo nel Kerala, dove vivevano i due pescatori probabili aspiranti pirati presi a fucilate dai nostro militari il 15 febbraio 2012 mentre il loro peschereccio stava accostando la nave italiana Enrica Lexie probabilmente per un arrembaggio. La Enrica Lexie è dello armatore napoletano Fratelli D’Amato.

Pressioni ci sono anche da parte italiana. La dignità di un Paese che crede di essere grande come l’Italia rischia di finire sotto i tacchi delle scarpe dei fabbricanti italiani. Scrive il Telegraph di Calcutta che

“gli scarpari italiani vogliono impiantare fabbriche in India, dove la manodopera costa meno, ma frenano gli investimenti a causa della tensione” per il caso dei  Marò.

Il giornale indiano, rilanciato in Italia dalla agenzia Ansa, parla di trattativa finalizzata a

“definire una ‘roadmap’ che permetta di mettere fine a quattro anni di aspre battaglie diplomatiche legate alla vicenda dei due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati di aver ucciso due pescatori indiani il 15 febbraio 2012”.

come scrive il quotidiano The Telegraph di Calcutta. Dove siano le “aspre battaglie” diplomatiche, almeno da parte italiana, nessuno se ne è accorto e infatti l’agenzia di stampa Ansa traduce con “tensioni diplomatiche” che meglio si addice ai belati da pecora dei vari Governi italiani che si sono succeduti, Monti e Letta, prima di quello di Matteo Renzi, che finalmente ha alzato il livello dello scontro.

Il Telegraph di Calcutta cita, in anonimo, “tre alti responsabili” indiani e riporta una condizione preliminare un po’ sibillina:

“In base all’accordo che New Delhi e Roma stanno negoziando, occorrerà che ciascuna parte accetti le richieste chiave dell’altra parte”

e aggiunge che comunque “il negoziato non dovrà in alcun modo interferire con gli aspetti legali del caso esaminato dalla Corte suprema indiana e dalla Corte permanente di arbitrato dell’Aja (Cpa), e che non si proporrà di raggiungere accordi extragiudiziari”.

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