Marocco, il re apre alle riforme. Cambia la costituzione

TUNISI, 17 GIU – Una nuova architettura costituzionale, con una apertura ai partiti, la ridefinizione della figura del monarca e l'avvio di una serie di riforme. E' questa la via che ha imboccato Mohammed VI, re del Marocco, ufficialmente per rispondere alla forte richiesta di cambiamento che viene dal suo popolo, piu' probabilmente per inaridire, prima che germogli, il seme della protesta popolare che altrove (Tunisia, prima, poi Egitto, e, a seguire, molti altri Paesi del mondo arabo) ha portato a rivoluzioni, stravolgimenti, persino guerre.

In un panorama interno potenzialmente deflagrante, la scelta del re marocchino e' stata quella di imboccare, con decisione, il percorso di una modifica della Costituzione, che gli consenta di riavviare un dialogo con la gente, messo in discussione dalle tante proteste di piazza, animate, come accaduto in altri Paesi, soprattutto dai giovani. Come quelli del Movimento 20 febbraio che hanno continuato ad andare nelle strade a protestare, nonostante i divieti, le prescrizioni, la repressione. Il contenuto delle riforme, che dovrebbero portare ad una monarchia realmente costituzionale, con il ruolo del monarca – che cosi' limitera' le proprie prerogative – quale garante dell'unicita' dello Stato, sara' ufficializzato nel discorso che Mohammed VI fara' stasera, a conclusione del lavoro della commissione incaricata di elaborare le modifiche. Lo stesso profilo costituzionale della figura del re dovrebbe essere segnato da un profondo cambiamento, diventando egli rappresentante supremo non piu' della nazione (come viene definito nell'attuale 'Charta'), ma dello Stato, assumendo su di se' un profilo che indissolubilmente lo lega alle Istituzioni statuali e non piu' soltanto al popolo.

Un altro punto importante delle riforme, conseguenza della evoluzione della societa' marocchina (e in un certo senso anche della forte scolarizzazione, voluta da Mohammed VI e che ha dato il giusto valore alla presenza femminile) e' quella che dovrebbe stabilire una quota di donne al Consiglio superiore della magistratura. Non e' una rivoluzione copernicana, perche' nella societa' marocchina da tempo le donne hanno conquistato ruoli e rispetto, ma e' un ulteriore segnale che si vuole lanciare. I tempi dell'agenda che la riforma della costituzione avra' sono strettissimi, perche' il referendun sulla sua approvazione si terrebbe gia' nelle prime settimane di luglio, con il coinvolgimento dei partiti ai quali, in questa fase, si chiede una partecipazione al processo delle riforme.

Che poi esse non siano completamente condivise oppure, nella peggiore delle ipotesi, siano ritenute insufficienti o solo un'operazione di maquillage, poco o nulla cambia. La nuova Costituzione arrivera' e, quanto prima essa sara' in vigore, tanto prima sara' il momento per Mohammed VI di dissinescare una ''primavera araba'' anche in Marocco. Ma la strada si mostra gia' oggi, non in discesa, perche' in molti sono pronti a dare battaglia. E il primo scoglio sara' quella del dibattito pubblico sulla nuova Costituzione, in cui i ragazzi del movimento 20 Febbraio, non riconosciuto ufficialmente, protestano gia' per esserne stati esclusi. Ma, promettono, loro ci saranno, con i mezzi che hanno a disposizione, a partire da Internet. Forum virtuale, sin che si vuole, ma capace di chiamare in piazza migliaia di giovani nel volgere di poco tempo. E la ''piazza'' araba di questo 2011 ha dimostrato di essere capace di non farsi fermare.

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