Medio Oriente, negoziati bloccati. Peres è l'ultima carta

TEL AVIV, 29 LUG – Per la destra israeliana, rappresentata dal Likud del premier Benyamin Netanyahu, e' una nemesi storica: aggrapparsi a Shimon Peres, sua eterna 'bestia nera', per provare a riannodare in extremis un abbozzo di negoziato con l'Autorita' nazionale palestinese (Anp), a un mese dell'ormai quasi scontato muro contro muro di settembre all'Onu.

Sembra un paradosso, eppure in realta' e' esattamente cio' che sta succedendo. Stando a informazioni attendibili raccolte oggi dal giornale liberal Haaretz, e' proprio al vecchio presidente, 88 anni la settimana prossima, che Netanyahu si e' affidato per una missione da ultima chance: rattoppare il dialogo prima che l'Anp si rivolga all'Onu per chiedere un riconoscimento d'autorita' della Palestina, con Gerusalemme est capitale, entro i confini antecedenti la guerra del 1967.

Haaretz cita fonti ''bene informate'' sia israeliane sia palestinesi. E svela che Peres – lucido e iperattivo malgrado l'eta' non piu' verde – ha ricevuto in gran segreto martedi' 26 il capo negoziatore dell'Anp, Saeb Erekat. Ma racconta anche altro, descrivendo questo incontro come l'ultimo di una serie di colloqui riservati fra i due: due veterani – in fama di 'colombe' e a un tempo di 'volpi', all'interno delle rispettive trincee – che si frequentano da decenni e non hanno mai perduto un buon rapporto personale.

L'iniziativa – che la presidenza e il governo israeliani si sono rifiutati ufficialmente di confermare, ma si sono ben guardati dallo smentire – ha un obiettivo pratico: provare ad aggirare il clima di pesante sfiducia maturato dalla leadership palestinese – presidente Abu Mazen (Mahmud Abbas) in testa – nei confronti dell'attuale premier israeliano e del suo governo a trazione nazionalista. E appare il frutto d'una strategia pienamente condivisa da Netanyahu, oltre le barriere ideologiche che lo separano dall'artefice degli storici accordi di pace Rabin-Arafat di Oslo (fumo negli occhi per la destra).

Di concreto, in realta', e' trapelato finora poco. Peres, a quanto si dice, sta cercando di convincere l'Anp a tornare al tavolo della trattativa e a negoziare le linee d'un futuro Stato palestinese – al fianco d'Israele – sulla base di ''mappe'' che tengano aperta la questione dei confini della Cisgiordania, e quella di Gerusalemme, senza tuttavia blindare la formula delle 'frontiere del '67': riproposta di recente dal presidente Barack Obama nella versione corretta da ''scambi di territori concordati'', ma comunque respinta da Netanyahu.

''Io parlo con tutte le parti'', si e' limitato a spiegare Peres nel testo d'un discorso preparato in questi giorni, in vista d'un incontro con giornalisti arabo-israeliani. ''Ho notato che i palestinesi preferirebbero un accordo, se fosse possibile, a un conflitto su una risoluzione dell'Onu e so che ci sono dei contatti per evitare una crisi a settembre'', ha aggiunto rimanendo sul vago.

Poi, ricorrendo a un moto d'ottimismo che solo le arti del diplomatico consumato sembrano in questa fase giustificare, ha concluso: ''In fondo le distanze sono minime. E un ritorno al negoziato potrebbe ancora trasformare settembre in un mese di speranza''.

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