Michael Bloomberg, il sindaco che ci ha messo 650 mln di dollari di tasca sua

Michael Bloomberg
Michael Bloomberg (Foto Lapresse)

NEW YORK – Se si è ricchi, fare il sindaco costa: a fronte dei 12 dollari di salario simbolico per i suoi tre lunghi mandati, Michael Bloomberg ne ha spesi 650 milioni di tasca propria per sostenere le sue iniziative: 268 per le tre campagne elettorali, e il resto per donazioni varie, iniziative politiche, comodità o puri sfizi.

Persino il suo primo avversario, Mark Green, gli ha riconosciuto il prestigio mecenatesco, definendolo “un moderno Medici”. Qualcuno invece lo ha accusato di aver usato i suoi soldi per comprarsi la carica, ma non ci sono effettive ombre di conflitto di interesse. Di più, lo storico Chris McNickl lo ha definito il sindaco più potente della storia di New York, quella moderna almeno: pagare tutto di tasca propria lo ha infatti liberato da qualunque influenza di lobby, donatori, e gli stessi partiti. 

Dopo 12 anni, New York dice addio al suo sindaco-mamma. Una madre generosa, come sottolinea il New York Times, ma anche severa: i fumatori sono oggi tabù in molti luoghi pubblici e privati della Big Apple, le calorie spaventano chi legge i menu dei ristoranti, nelle cucine commerciali i grassi trans sono al bando. Bloomberg ha aperto oltre 300 ettari di spazi pubblici, creato parchi e mille chilometri di piste ciclabili con le CitiBikes blu per turisti e pendolari. Tutte politiche accolte a caldo storcendo il naso dai newyorchesi e successivamente digerite con entusiasmo.

Bloomberg, che fino al 2001 ha fatto i miliardi vendendo dati finanziari a Wall Street e si è pagato da solo le campagne elettorali, lascerà la City Hall il 31 dicembre a mezzanotte consegnando al successore Bill De Blasio una città ben diversa da quella che a sua volta aveva ereditato da Rudy Giuliani tra il fumo acre delle rovine dell’11 settembre. Una nuova era si apre per New York, con l’ex presidente Bill Clinton “padrino” di battesimo quando il primo gennaio farà giurare De Blasio sulla Bibbia che fu di F.D. Roosevelt.

Paolo Mastrolilli sul quotidiano la Stampa, ne ricorda alcuni generosi interventi:

Una volta eletto, aveva subito annunciato che rinunciava allo stipendio: avrebbe preso solo un dollaro simbolico all’anno. Considerando che poi è rimasto a City Hall per tre mandati, questo ha fatto risparmiare alla città 2,7 milioni. Ma i vantaggi non si sono fermati qui. Nel corso della sua carica, Bloomberg ha donato 263 milioni a varie cause: dai 30 milioni pubblicamente consegnati al Metropolitan Museum of Art, per pagare tutte le visite audio-guidate e l’accesso ad Internet, fino ai 100.000 dollari regalati anonimamente ogni anno al Queens Theater in the Park solo per tenerlo aperto.

Pochi lo sanno, ma da un giorno all’altro firmò un altro assegno da 30 milioni, per finanziare un programma di assistenza per neri e ispanici svantaggiati. Sul piano puramente politico, ha donato 23 milioni di dollari a candidati che apprezzava, più 7 per favorire i limiti alla vendita delle armi, 6,2 per incoraggiare il volontariato, e 5,7 per la riforma dell’immigrazione. Ha sganciato anche 5 milioni di dollari per restaurare Gracie Mansion, la residenza ufficiale del sindaco dove non ha mai abitato, che da domani verrà occupata invece dalla famiglia del suo successore Bill de Blasio.

Poi ci sono gli sfizi:

Bloomberg ama i pesci tropicali, e quindi ha fatto installare due enormi acquari a City Hall, che gli sono costati 62.400 dollari solo per ripulirli ogni settimana. Offriva colazione e pranzo ai dipendenti, bagel, caffè, yogurt, insalata di tonno, panini al burro di arachidi e marmellata, frutta, per un totale di 890.000 dollari in 12 anni. Viaggiava solo sul suo aereo privato, pagato 28 milioni, e una volta per portare il proprio staff in Cina tirò fuori 500.000 dollari.

 

Regalo di benvenuto per il nuovo sindaco democratico e la sua famiglia “arcobaleno” è il calo del 20 per cento degli omicidi, scesi ormai a meno di uno al giorno anche senza le controverse azioni di “stop and frisk”, i fermi preventivi ispirati da profili razziali giudicati incostituzionali da una corte federale e che De Blasio e il suo capo della polizia Bill Bratton intendono abbandonare. “Stop and frisk” è stata una delle politiche più discutibili di Bloomberg accanto alla sensazione di aver privilegiato i ricchi di Manhattan a scapito del resto della popolazione. Sono aumentati del 60 per cento gli homeless, i senzatetto, e per chi può permetterseli, gli affitti.

Bloomberg non ha mai mostrato carisma e men che meno empatia. “Questo è come lavora il Signore: c’è chi è fortunato e chi no”, aveva commentato un mese fa il profilo dedicato dal New York Times a una bimba di 11 anni senza casa: una frase che ha giustificato quanti hanno votato De Blasio e il suo potente messaggio delle “two cities” la città ricca e quella povera.

Tuttavia, con il New York Times capofila, l’addio del sindaco dopo 12 anni è stato salutato tra gli applausi: quando giurò in una cerimonia sotto tono tra le macerie del World Trade Center Bloomberg si era impegnato a ricostruire New York e farne la “capitale del mondo libero”. Era una città diversa quella di allora, da cui la gente scappava, con un bilancio da 3 a 5 miliardi di dollari in rosso. Dopodomani le statistiche confermeranno la scommessa: 54 milioni di turisti nel 2013, un record, trasporti efficienti, aria pulita. Più americani si trasferiscono a New York, non solo a Manhattan, di quanti se ne vanno. E il budget è di 2,4 miliardi in surplus, che potrebbe regalare a De Blasio margine di manovra nelle trattative con i sindacati.

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