Migranti, l’agente infiltrato sulla nave Ong. Al telefono con gli scafisti…

Migranti, l'agente infiltrato sulla nave Ong. Al telefono con gli scafisti...
Migranti, l’agente infiltrato sulla nave Ong. Al telefono con gli scafisti…

ROMA – “La missione parte a mezzanotte, vediamoci in quel luogo”. L’operatore della Ong sulla nave Iuventa e lo scafista della Libia si accordano al telefono per il salvataggio che avverrà solo il giorno dopo, ma non sanno che ad ascoltarli c’è un poliziotto della Sco, infiltrato sull’imbarcazione. L’agente per 40 giorni ha agito sotto copertura e ha documentato con foto, video e intercettazioni proprio i contatti tra gli operatori della nave di Save the Children e i trafficanti di migranti libici in rotta verso l’Italia e l’Europa.

Grazia Longo sul quotidiano La Stampa scrive che in almeno due occasioni l’agente ha documentato complicità per le consegne “controllate” di migranti e in una di questo la leader del team della Iuventa, Katrin, e un ragazzo si danno appuntamento a mezzanotte, con 24 ore di anticipo sul barcone di migranti che poi ha avuto bisogno di soccorsi:

“Durante il colloquio registrato tra Karin e il collaboratore emerge inoltre che «il ragazzo preferirebbe effettuare dei soccorsi senza il coordinamento di Imrcc (Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo, ndr). Sembrerebbe che Imrcc abbia vietato alla Iuventa di far salire a bordo 30 persone che erano state soccorse dalla Guardia Costiera Libica».

Tre gli episodi contestati dalla Procura di Trapani. Risalgono al 18 e 26 giugno scorso e al 10 settembre 2016. «Ma ve ne sono anche altri – ribadisce il procuratore Cartosio – che contribuiscono a sostenere che la condotta di consegne concordate sia abituale». La responsabilità degli illeciti è comunque individuale. Nel senso che non ci sarebbero legami tra i trafficanti e la Ong: infatti non è stata contestata l’associazione a delinquere”.

Intanto i pc, gli smartphone e i documenti delle persone a bordo della Iuventa sono stati sequestrati e la situazione diventa sempre più complicata. A raccogliere i dati e raccontare la missione è Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, che spiega come l’infiltrato sia stato fatto passare per un addetto alla sicurezza imbarcato per conto di una società privata e nessuno immaginava che fosse in realtà un agente sotto copertura. Per 40 giorni l’agente infiltrato ha indagato sulle attività delle Ong per il salvataggio dei migranti e ha documentato con foto e video i contatti tra Iuventa e i trafficanti:

“La scelta di agire in missione segreta viene presa nel maggio scorso. Il pool investigativo guidato dal vicequestore Maria Pia Marinelli, che lavora da oltre sette mesi per verificare la fondatezza delle denunce presentate da alcuni volontari di “Save the children” per conto della procura di Trapani, ha raccolto numerosi indizi sui possibili legami tra volontari e organizzazioni criminali.

Nel mirino c’è Jugend Rettet, definita dalle altre organizzazioni «temeraria» proprio perché entra in acque libiche e carica migranti che poi trasferisce su altre navi. Ma servono prove concrete, bisogna documentare gli incontri con gli scafisti, i possibili accordi. Il direttore dello Sco Alessandro Giuliano sa bene che l’unica strada è quella della “copertura”, proprio come accade nelle indagini sui trafficanti di droga o di armi. Consulta il prefetto Vittorio Rizzi, direttore dell’Anticrimine. Ottiene subito il via libera.

Tra gli agenti impegnati nelle verifiche, c’è Luca B., 45 anni che ha le caratteristiche giuste. È esperto di sub, tanto da avere il brevetto Dive master oltre a una serie di abilitazioni per il soccorso medico in mare, la patente nautica. Ma è soprattutto un agente esperto. Quando gli propongono l’incarico non ha dubbi: «Felice di accettare». Il 19 maggio si imbarca. Viene alloggiato in una cabina con altre tre persone, sa che deve «stare continuamente all’erta per non essere scoperto»”.

L’agente di polizia ha così potuto partecipare a diversi salvataggi in acque libiche e intanto comunica via WhatsApp con i suoi capi a Roma:

“«Devo stare attento, perché si insospettiscono se faccio foto o filmati», comunica ai suoi capi. «Non abbiamo mai perso la sua posizione – conferma Marinelli – perché avevamo comunque il supporto della Guardia Costiera che ci teneva informati degli spostamenti e di eventuali emergenze».

Riesce a scendere dalla nave tre volte. Incontra i colleghi in luoghi segreti, consegna aggiornamenti e informazioni utili all’inchiesta. Ma ancora non basta, bisogna continuare per dimostrare che quanto raccontato nelle denunce sia vero. Il 18 giugno arriva la svolta. Sono gli ultimi due soccorsi, quelli decisivi «All’alba la Vos Hestia e la Iuventa si incrociano in alto mare. Pochi minuti dopo si avvicina un barchino dei trafficanti. Rimane a pochi metri da Iuventa, gli uomini parlano con i volontari. Arriva un’altro barchino che scorta un gommone carico di migranti».

L’infiltrato scatta foto, gira video, documenta minuto dopo minuto l’incontro che segna la svolta per l’indagine. Tre ore dopo c’è un altro contatto e anche questa volta riesce a filmare ogni passaggio. «Ho tutto, comprese le immagini dei barchini restituiti ai trafficanti e riportati in Libia», comunica ai suoi capi”.

 

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