ROMA – Migranti, l’Austria chiude, la Macedonia si barrica, gli Stati Uniti, l’Irlanda e la Polonia accolgono. Nell’ennesima giornata di peregrinazioni per migliaia di profughi in fuga dalla Siria, dall’Afghanistan, dal Corno d’Africa e non solo, Vienna blocca i treni da e per la Germania per il sovraccarico dovuto all’afflusso di persone. Quello che aveva fatto la Danimarca mercoledì, per riaprire le frontiere il giorno dopo.
La Macedonia dice di voler erigere un muro al confine con la Grecia come quello tra Ungheria e Serbia. La Polonia, uno dei Paesi più restii ad accogliere migranti, apre al sistema di ricollocamento per quote proposto dalla Commissione europea, mentre gli Stati Uniti annunciano che nel 2016 accoglieranno diecimila siriani.
Anche l‘Irlanda, che fino ad ora non aveva voluto sottoscrivere il piano di redistribuzione dei profughi, ha fatto sapere che ne ospiterà 4mila, 2.900 in più rispetto a quelli che già sono nel Paese. Ma a stupire è anche la Polonia, uno dei Paesi del cosiddetto gruppo Visegrad (insieme a Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), tra i Paesi più restii su questo tema, ha deciso di aderire ai ricollocamenti dell’Unione europea, che distribuiranno 160mila migranti ora in Grecia, Italia e Ungheria negli altri Stati membri.
La nota negativa di questa giornata arriva dalla Macedonia, che valuta la possibilità di seguire l’esempio di Budapest erigendo una “barriera difensiva” alla frontiera con la Grecia. Alternativo al muro, ha detto il ministro degli Esteri macedone Nikola Poposki, potrebbe essere il dispiegamento dell’esercito al confine greco, o le due cose insieme.
Il tema migranti, comunque, sarà sul tavolo del mini-vertice che si terrà venerdì 11 settembre a Praga, e vedrà riuniti proprio i ministri degli Esteri dei quattro Stati membri riluttanti, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, che si incontreranno con i colleghi di Lussemburgo e Germania, il Paese di quella Angela Merkel che per prima in Europa ha superato la burocrazia dei trattati come quello di Dublino aprendo le porte ai profughi.