Mali: i militari cedono a all’Ecowas, interim al capo del Parlamento

Pubblicato il 7 Aprile 2012 - 01:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 6 APR – A due settimane dal golpe militare che ha rovesciato il governo di Bamako, mentre il Mali corre pericolosamente verso ''il disastro umanitario'', la Giunta ha annunciato di avere siglato un'intesa con l'Ecowas, la comunita' di Stati dell'Africa occidentale per il ritorno all'ordine costituzionale, scegliendo di assegnare un interim al capo del Parlamento.

Intanto i tuareg hanno dato una svolta al loro sogno secessionista proclamando l'indipendenza della regione settentrionale dell'Azawad, rivendicata da secoli. Ma il loro passo ha trovato il secco diniego della comunità internazionale mentre le milizie islamiche che controllano la città-crocevia del Nord, Timbuctu, si sono smarcate dalla dichiarazione tuareg accrescendo la confusione che regna nel Paese africano, abbandonato ormai da migliaia di persone, in fuga da violenze, sequestri e distruzione.

In serata i militari hanno annunciato che il capo della Giunta, il capitano Amadou Sanogo, ha firmato un accordo con il ministro burkinabe Djibrill Bassole', mediatore per la crisi che prevede che l'interim per il potere sia affidato al presidente dell'Assemblea nazionale''.

Nell'intesa si prospetta anche una ''amnistia generale'' per i golpisti. Poco prima l'Ecowas aveva respinto la dichiarazione di indipendenza della regione di Azawad minacciando di ricorrere all'uso della forza, per ''preservare l'integrita' territoriale''.

Cominciata nel gennaio scorso, la quarta ribellione in 50 anni degli 'Uomini blu' del Sahara è culminata oggi nell'agognata secessione dal potere centrale. "Proclamiamo solennemente l'indipendenza dell'Azawad", è stato l'annuncio di Mossa Ag Attaher, portavoce a Parigi del Movimento nazionale per la liberazione dell'Azawad (Mnla), ala laica della ribellione tuareg, che nelle settimane scorse, sfruttando la fragilità della giunta militare dallo scorso 22 marzo al potere, è avanzata nella regione maliana, vasta area desertica che include le province di Timbuctu, Gao e Kidal, considerata culla naturale del popolo del deserto.

L'Mnla ha poi assicurato di voler "rispettare i confini con gli Stati limitrofi", smarcandosi allo stesso tempo dalle milizie di Al Qaida del Maghreb islamico (Aqmi) che imperversano nell'area e sono legate all'altro gruppo di ribelli del Nord, i tuareg jihadisti degli Ansar Dine. "Tendiamo la mano ai Paesi coinvolti da questa minaccia terroristica per chiedere loro di stabilire, con l'Mnla, un partenariato nella lotta al terrorismo", ha sottolineato il portavoce. Allo stesso tempo, da Timbuctu anche Ansar Dine – che include diversi elementi di Aqmi e lo scorso 2 aprile ha conquistato la città scacciando proprio i ribelli dell'Mnla – ha dal canto suo preso le distanze dalla dichiarazione tuareg annunciando di "combattere in nome dell'islam e contro l'indipendenza". "Quello che vogliamo non é l'Azawad, è l'islam", hanno fatto sapere i jihadisti a testimonianza del fatto che la situazione nella regione è ancora fluida.

La proclamazione d'indipendenza dei tuareg, inoltre, non ha trovato alcuna sponda nella comunità internazionale. La Francia – di cui il Mali è stato colonia dal 1895 al 1960 – ha subito reso noto di considerare "nulla" la dichiarazione "unilaterale". L'Ue e gli Usa hanno respinto la secessione assicurando di "voler rispettare l'integrità territoriale del Mali" mentre anche dall'Unione africana è giunto il più "totale rifiuto".

Intanto, il Nord del Paese è sempre più vicino alla catastrofe, con Amnesty International che ha denunciato saccheggi, sequestri e violenze da parte dei ribelli mentre sono oltre 200 mila i maliani – tra cui 60 mila bambini – in fuga dai combattimenti. E anche nella capitale regnano caos e instabilità, tanto che Londra ha disposto la chiusura temporanea della sua ambasciata a Bamako. Che, da oggi, ha comunque perso ufficialmente il controllo dell'Azawad. Nel deserto settentrionale del Mali sventola la bandiera verde-rosso-nero-gialla dei tuareg, simbolo di un'autonomia per ora negata dal mondo intero.