Blitz in Medio Oriente: l’Egitto riapre il valico di Rafah

Hosni Mubarak

L’Egitto ha riaperto il confine con la Striscia di Gaza a Rafah, e subito centinaia di palestinesi sono arrivati in massa, esultando, inneggiando alla Turchia e al suo premier Recep Tayyip Erdogan che, dopo il sanguinoso blitz israeliano contro la flottiglia dei pacifisti, ha assunto nei confronti di Israele una posizione estremamente rigida.

La riapertura del valico è stata decisa il primo giugno dal presidente egiziano Hosni Mubarak: in questo modo si vuole allentare la tensione che si è creata a Gaza in seguito all’assalto della marina israeliana alla ‘Freedom Flottilla’ che trasportava aiuti umanitari per la Striscia.

“Non fosse stato per la Flottiglia e per la Turchia – dicono in molti all’Ansa – il valico di Rafah non sarebbe stato riaperto”. Il transito era stato brevemente concesso tre settimane fa, ai primi di maggio, per pochi giorni. In precedenza era rimasto chiuso per tre mesi.

Fra i primi a presentarsi, scriva la maggiore agenzia di stampa italiana, ai cancelli c’è Mohammad, uno studente universitario che studia a Mosca. Gli manca solo un anno alla laurea, ma da due anni era bloccato a Gaza. Oggi ha deciso di non farsi sfuggire l’inaspettata occasione.

A breve distanza c’è una donna, Mariam. È diretta verso gli Emirati Arabi: “Vado a ritrovare mio marito. Da un anno non ci vediamo”.

Sono migliaia, spiegano i responsabili del Terminal di Gaza, le storie simili a queste. Il ministero degli interni palestinese di Hamas è impegnato in una dura selezione, nel tentativo di stabilire le priorità.

Si vuole evitare che una folla di migliaia di persona in uscita si accalchi, e che si creino disordini. La precedenza è garantita agli studenti, ai malati che devono sottoporsi a cure mediche urgenti e a chi ha contratti di lavoro all’estero.

Oggi il valico resta aperto una decina di ore: sono autorizzati a passare centinaia di palestinesi, trasportati a bordo di autobus messi a disposizione dal ministero degli interni.

La questione che però ancora non ha una risposta, almeno a Gaza, riguarda le intenzioni dell’Egitto. L’esecutivo di Hamas cerca dunque di comprendere se l’apertura del valico di Rafah sia destinata a proseguire nel tempo, come si spera nella Striscia, o se sia un provvedimento limitato a pochi giorni.

Un ulteriore motivo di assillo per gli abitanti della Striscia è l’ingresso di merci dal Sinai egiziano: fino a ieri da Rafah non potevano transitare.

Si tratta di un aspetto delicato nelle relazioni bilaterali, da quando negli ultimi mesi sul versante egiziano del confine viene costruito un muro di acciaio, sotterraneo, per impedire il contrabbando attraverso i numerosi tunnel scavati nella sabbia.

Ma il 2 giugno, su disposizione del presidente Hosni Mubarak, la Mezzaluna Rossa ha potuto portare nella Striscia di Gaza quattro generatori di energia elettrica. Altri nove – ha riferito l’organizzazione umanitaria – arriveranno a breve insieme a 110 tende e a 2.300 coperte.

Mohammad, lo studente universitario, spiega di essere deciso a raggiungere Mosca e a restarci fino alla laurea. “Dopo di che – aggiunge – sono pronto a lavorare ovunqe, anche in Africa. Ma qua di certo non torno più “.

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