BAGHDAD – È morto Ahmed Chalabi, dopo un attacco di cuore nella sua casa di Baghdad. Aveva 71 anni. È stato l’iracheno che voleva che gli Usa invadessero l’Iraq per spodestare Saddam Hussein. Chalabi, proveniente da un’importante famiglia sciita di Baghdad, matematico e uomo politico, leader del National Congress, dopo aver vissuto in esilio per quasi mezzo secolo, divenne il beniamino dei neo-con e della Cia al tempo dell’invasione del 2003.
L’uomo che passò agli Usa una montagna di “bufale” sulle presunte armi di distruzione di massa di Saddam Hussein si era ingraziato i favori del presidente George W. Bush, del suo vice Dick Cheney e del ministro della Difesa Donald Rumsfeld che usarono strumentalmente le sue informazioni per giustificare l’attacco – le famigerate “prove” di Colin Powell all’Onu – puntando su di lui, almeno in un primo tempo, per il dopo Saddam.
Infaticabile e inossidabile, sempre in piedi a dispetto dei continui rovesci di fortuna, ancora l’anno scorso il nome di Chalabi spuntò tra i potenziali candidati al posto del contestato premier Nuri al-Maliki. Additato dieci anni prima come “uomo della provvidenza” per l’Iraq, una volta rientrato in patria l’ex fuoriuscito sciita era ben presto diventato persona non grata agli americani, ma poi per un imprevedibile gioco del destino, era tornato in pista. In quei giorni era stato addirittura ricevuto in ambasciata.
Chalabi è stato una figura complessa che negli ultimi dieci anni ha alternativamente affascinato e fatto infuriare gli Stati Uniti. In parlamento, il gruppo dell’ex “gola profonda” delle inesistenti armi di Saddam – l’aveva fatta bere non solo all’amministrazione Bush ma anche al New York Times, tramite la grande firma Judith Miller, e a cascata al resto dei media di tutto il mondo – aveva un solo seggio (il suo): debolezza politica che però gli permetteva di passare per indipendente.
Un mese dopo l’invasione riuscì a convincere il Pentagono a finanziare una Legione Straniera alla De Gaulle formata da esuli come lui: non andò mai in porto. Di soldi agli americani, il matematico prestato alla politica (e all’intelligence vera o tarocca, il suo nome circolò anche in relazione al famigerato Nigergate) era comunque riuscito a spillarne tanti: tra il 1992 e l’inizio della guerra l’Iraqi National Congress ottenne dalla Cia oltre cento milioni di dollari. Finanziamenti sull’ordine dei 335 mila dollari all’anno che cessarono nel 2004. Di punto in bianco.
Chalabi era nato a Baghdad nel 1944. In esilio dal 1956, aveva studiato negli Usa all’Mit e all’Università di Chicago. Negli anni Settanta e Ottanta in Giordania aveva creato la Petra Bank, un impero bancario fondato sul petrolio, ma fu costretto a fuggire da Amman per evitare un arresto per frode. Riparato a Londra, costituì l’opposizione irachena in esilio tentando a più riprese di sfidare Saddam Hussein.