X

Peschereccio mitragliato da motovedetta libica, la Cei: “Si spara con troppa facilità, governo italiano inerte”

di admin |14 Settembre 2010 16:53

Per il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero si spara con troppa facilità e ”assistiamo a una vera e propria inerzia del governo italiano”: così il presidente del Consiglio Cei per gli Affari giuridici commenta la vicenda del motopeschereccio siciliano bersagliato dai colpi di una motovedetta libica.

”Quello che preoccupa molto è che non ci sia nessuna iniziativa politica che metta mano quanto meno ad affrontare la questione della competenza circa le acque del Mediterraneo”. ”Noi siamo molto preoccupati – aggiunge – per la facilità con cui si mette mano alle armi e si attenta alla vita delle persone”.

Il ruolo dei militari italiani a bordo della motovedetta libica ”va ancora chiarito” secondo il vescovo di Mazara del Vallo. ”C’è un altro elemento che va ancora chiarito, per lo meno a livello dell’opinione pubblica: la presenza sulla motovedetta di militari italiani della Guardia di Finanza. Bisogna comprendere se questo non avrebbe potuto favorire meglio la comunicazione fra i due mezzi”.

”La cosa che preoccupa ancora di più come aggravante di questo episodio, è che una delle motivazioni addotte per giustificare i fuochi libici è che si immaginava che fosse una nave con degli immigrati. La cosa non è che alleggerisce la gravità dei profili, se i respingimenti in evoluzione diventano attacco armato siamo veramente di fronte alla dichiarazione di guerra contro gli immigrati”, ha aggiunto Mogavero. ”Veramente c’è da atterrirsi perché questi poveri disgraziati non solo fuggono dalle condizioni di vita in cui si trovano, ma appena vengono minimamente intercettati li si fa fuori come se fossero nemico pubblico. Tutto questo è mostruoso”.

”Si spara senza che ci sia una ragione valida su un peschereccio che era li’ per la sua attività”, osserva l’esponente della Cei che spiega: ”Il problema è sempre lo stesso, e cioè la competenza sulle acque del Mediterraneo: la Libia rivendica per se’ 72 miglia di acque territoriali, il diritto internazionale ne riconosce solo 12 miglia e quindi il problema rimane insoluto perché nessuna delle due posizioni è raccordabile”.

”A questo punto quello che veramente preoccupa molto è il fatto che non ci sia nessuna iniziativa politica che metta mano quanto meno ad affrontare la questione. Assistiamo a una vera e propria inerzia del governo italiano”. ”Questa volta – prosegue – non c’è scappato il morto, non c’è scappato il sequestro, ci sono state le scuse del governo libico ma tutto questo non ridimensiona la gravità dell’episodio”. ”Siamo veramente preoccupati per la facilità con cui si mette mano alle armi, si attenta alla vita delle persone e si impedisce che questo mare possa essere mare di pace, che fa incontrare i popoli”. Mogavero spiega poi che ‘il trattato di amicizia italo-libico ”non si è occupato di questo problema e questa rimane una falla grossissima perché il Patto, a parte le riparazioni riconosciute dall’Italia per gli anni della colonizzazione, ha come altro punto cruciale quello della politica dei respingimenti mentre la pesca è rimasta totalmente fuori di questo ambito”.

La Cei manda un avvertimento per quello che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha definito “un incidente” per cui “la Libia si è scusata”. Maroni  dai microfoni del programma Mattino 5 ha detto:  “Quello che è successo l’altroieri sera non doveva accadere, e la Libia si è scusata”.

“Immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini – dice Maroni – ma con l’inchiesta che abbiamo aperto verificheremo cos’è accaduto”. L’opposizione però non si accontenta e chiede che cambi il trattato siglato dall’Italia con il governo di Tripoli.

Immediatamente però il ministro degli Esteri Franco Frattini replica e fa sapere: “Incidente grave, ma i rapporti con la Libia non cambiano”.

Proprio sulla parola incidente qualcosa non torna, almeno per chi ha rischiato di essere colpito dagli spari, come Gaspare Marrone, comandante del motopesca “Ariete” colpito dai libici : “Ma quale incidente, Maroni dica quello che vuole. Ma non possono averci scambiato con una barca di clandestini o con altro. Io ho parlato con il comandante della nave libica in Vhs e gli ho detto con chiarezza che eravamo italiani e che stavamo lavorando”.

“Ora è chiaro, su quella nave c’erano nostri militari della Guardia di finanza quando io ho mi sono rivolto a quell’uomo che parlava perfettamente la nostra lingua, gli ho chiesto se fossero italiani. Mi ha detto che era un guardiacoste libico, se mi avesse detto che era italiano avrei subito fermato le macchine”, ha aggiunto.

Scelti per te