Murdoch, Cameron e la Bbc: anche la Gran Bretagna sulla strada dell’informazione unica

Rupert Murdoch

Rupert Murdoch e i media inglesi: un connubio simile esiste solo in Italia, dove il Murdoch locale si chiama Silvio Berlusconi. Il paragone lo fa il Guardian, e si capisce subito che non si riferisce solo a una questione di soldi e affari.

Quel connubio balzato con ogni evidenza dopo il caso News of the World, il giornale della domenica del gruppo di Murdoch accusato di spionaggio ai danni della casa reale britannica, e riportato agli onori della cronaca da un lungo articolo del New York Times, mostra pregi e difetti di quello che lo studioso dei nuovi media Manuel Castells definisce “infocapitalismo”.

Oltre al Notw, giornale scandalistico della domenica, Murdoch possiede, solo in Inghilterra, anche il quotidiano popolare Sun, il Times, una volta considerato il più autorevole del mondo, il domenicale Sunday Times e il London Paper, un quotidiano gratuito distribuito nella capitale: un impero mediatico che già in passato era servito al tycoon per appoggiare i suoi favoriti nell’agone politico, Margareth Thatcher prima, Tony Blair poi. Non va poi dimenticato che il magnate australiano è il proprietario di Sky Italia, la più grande concorrente di Mediaset, che elegge Murdoch ad acerrimo rivale del presidente del Consiglio.

Ma se Berlusconi è sceso direttamente in campo, Murdoch è rimasto nelle retrovie e con i premier va solo a parlare – oltre che in vacanza. Le due strade, anche se non sono state scelte ma determinate dagli eventi e dalla personalità dei personaggi, hanno pro e contro.

Così, mentre Berlusconi parla con se stesso e dà ordini direttamente e legalmente al direttore generale della Rai Mauro Masi, Murdoch agisce per interposta persona. Non si sporca le mani ma non può dare ordini, può solo esprimere desideri. Così avviene con David Cameron. Merito anche di Andy Coulson, lo spregiudicato ex direttore del Notw uscito quasi indenne dallo scandalo-spionaggio che ha mandato in cella altri due collaboratori del giornale scandalistico: il reporter Clive Goodmann e l’investigatore privato Glenn Mulcaire.

Dalle indagini, in apparenza volutamente lente, di Scotland Yard, Coulson venne fuori senza colpa. Si dimise dal Notw, ma per finire pochi mesi dopo a dirigere la campagna elettorale dei Tories. E qui entra in scena Murdoch: perché è proprio grazie all’esca Coulson che il magnate australiano si vede spalancare le porte di Downing Street.

Con Cameron lega, anche perché, sottolinea il Guardiian, senza l’appoggio dei suoi giornali il leader conservatore forse non ce l’avrebbe fatta.

Gli incontri danno i loro frutti. Soprattutto concentrandosi su quello che è il maggior nemico di Murdoch e della sua Sky nel campo dei media: la Bbc.

In luglio inizia l’attacco alla tv pubblica britannica da parte del nuovo governo conservatore, che la accusa di spendere troppo. Vengono pubblicati tutti gli stipendi dei dirigenti della rete. Ma gli attacchi all’indipendenza della rete non sembrerebbero finiti.

Resta il liberal-democratico Nick Clegg a vegliare perché la tv di Stato non venga sacrificata all’altare del monopolio di un tycoon. Un’ipotesi che, al momento, si è realizzata soltanto soltanto in Italia.

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