NEW YORK, STATI UNITI – Il prossimo bersaglio del terrorismo internazionale vicino a Teheran potrebbe essere la Grande Mela: dopo gli attentati di Bangkok, New Delhi e Tbilisi, e’ ben piu’ di un timore quello che affligge uno dei piu’ alti responsabili della Polizia di New York, Mitchell Silber, direttore del reparto intelligence. “In questo momento l’Iran e’ il motivo della stragrande maggioranza delle nostre preoccupazioni”, ha dichiarato al Wall Street Journal.
Per Silber, Teheran costituisce la minaccia numero uno, soprattutto dopo i tre attentati della settimana scorsa. Lunedi’ alcuni membri delle ambasciate israeliane delle capitali di India e Georgia sono stati bersaglio di attacchi bomba, che il primo ministro israeliano, Ehud Barak ha attribuito all’Iran e al gruppo degli Hezbollah. Ieri un terrorista iraniano ha fatto esplodere una granata in Thailandia, perdendo le gambe nell’esplosione.
A Bangkok gli iraniani che hanno agito, fra cui il ferito, sono tre, uno dei quali poi arrestato, e un funzionario dell’intelligence thailandese ha confidato che gli iraniani costituivano “una squadra di assassini” che puntava al personale diplomatico israeliano, “tra cui lo stesso ambasciatore”, mentre l’ambasciata israeliana a Bangkok descrive gli iraniani arrestati come “parte dello stesso network” che ha pianificato gli attacchi in India e in Georgia.
Ora si teme che il prossimo traguardo sia il suolo statunitense, in particolare la Grande Mela. “New York e’ il bersaglio numero uno perche’ dispone di tutti gli obiettivi che i terroristi vogliono”, ha detto il capo della commissione parlamentare sulla sicurezza interna, Peter King, confermando le preoccupazioni di Silber. Mentre gia’ il mese scorso il direttore della National Intelligence James Clapper aveva dichiarato al Congresso di Washington che le autorita’ iraniane sono ora piu’ intenzionate a colpire gli Stati Uniti, in risposta a quelle che considerano “minacce da parte degli Stati Uniti”.
Come prova, Clapper ha citato il presunto complotto risalente all’ottobre del 2011, quando un cittadino naturalizzato americano di origine iraniana e’ stato accusato di aver ingaggiato un gangster messicano per uccidere l’ambasciatore saudita a Washington al ”Caffe’ Milano”, il piu’ noto ristorante italiano nella capitale.
La tensione tra Teheran e Washington non accenna a diminuire, e suona minacciosa l’affermazione fatta il 3 febbraio dalla guida suprema iraniana, Ali Khamenei: “L’Iran – ha detto – ha i propri strumenti per rispondere alle sanzioni e alle minacce di azioni militari dei Paesi occidentali”. E se dalle parole passasse ai fatti, New York sarebbe un bersaglio molto attraente.